Storica stretta di mano tra ministri di Iran e Arabia Saudita

Se le immagini hanno un valore, quella che hanno consegnato ai fotografi martedì scorso a Istanbul i ministri di Iran e Arabia Saudita ne assume uno molto significativo. I due rappresentanti istituzionali, Mohammad Javad Zarif per l’Iran e Adel Al Jubeir per l’Arabia Saudita, si sono calorosamente stretti la mano a margine di una riunione dell’Organizzazione della cooperazione islamica.

Nuova sintonia tra i due Paesi

Il ministro degli Esteri di Teheran e il capo della diplomazia di Ryad hanno forse voluto dimostrare che i due Paesi del Golfo, storicamente avversari, potrebbero scoprirsi in sintonia nel tentativo di allentare le crisi regionali.

“Il ministro Adel Al Jubeir e io ci conosciamo da lungo tempo”, ha detto Zarif aggiungendo che “anche se la Repubblica islamica dell’Iran non è d’accordo con molte posizioni dell’Arabia Saudita, le sue politiche sono sempre state basate sulla creazione di buoni legami con i vicini“.

L’esecuzione del predicatore sciita a Ryad

Le tensioni tra Iran e Arabia Saudita hanno raggiunto un recente culmine nel gennaio 2016, quando a Ryad è stata eseguita la condanna a morte del famoso predicatore sciita Nimr al Nimr, reo secondo l’accusa di sedizione, terrorismo e di aver collaborato con governi stranieri, per aver partecipato ad alcune proteste antigovernative nel 2011.

L’uccisione del predicatore aveva scatenato un’ondata di proteste in tutto il Medio Oriente e non solo. Dal Libano al Pakistan, passando per l’Iraq, l’Iran e l’India. Insorgenze si erano registrate anche nel Bahrein, dove negli anni scorsi il regime sunnita alleato dell’Arabia Saudita ha represso nel sangue le proteste popolari della maggioranza sciita.

Situazione geopolitica intricata

La situazione è ora complessa. Mentre la stretta di mano tra i due ministri sembra rappresentare un segnale distensivo, il clima del gennaio 2016 incombe ancora sullo sfondo di un intricato incontro diplomatico che ha visto protagonista il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman. Quest’ultimo – come informa Il Manifesto – ha incontrato a Baghdad uno dei più potenti religiosi sciiti iracheni, Moqtada al-Sadr, leader di un movimento che conta in Parlamento trentaquattro seggi e guida di una corposa milizia armata.

Il viaggio in Iraq è servito a portare nelle casse di Baghdad dieci milioni di dollari per aiutare gli sfollati interni dell’Iraq. Ma non solo, il principe della monarchia saudita – osserva l’analista de Il Manifesto Michele Giorgio – vorrebbe così ingraziarsi quelle personalità irachene che, seppur sciite, non guardano con favore l’influenza dell’Iran nel loro Paese.