STRESS TEST, LE BANCHE ITALIANE IN MEDIA MEGLIO DELLE EUROPEE, MA BOCCIATA MPS

Sono usciti i risultati degli stress test effettuati dall’European Banking Authority (Eba) guidata dall’italiano Andrea Enria, diffusi ieri alle 21 nella City, in attesa della chiusura di Wall Street, per evitare che Oltreoceano si registrassero dei contraccolpi. Promossi a pieni voti tre istituti di credito italiani (Intesa San Paolo, Ubi e Banca Popolare) su cinque. Dai numeri dell’Eba, esce in buona salute Intesa Sanpaolo, che rispetterebbe le condizioni della vigilanza anche nello scenario avverso (10,21% di CEt1) e a maggior ragione in quello base (12,80%). Se la cava bene, a sorpresa dopo recenti e discusse indiscrezioni, il Banco popolare (9,05% nello scenario avverso). Tiene bene Ubi (8,85% nello scenario peggiore).

Unicredit e Mps sono fra i 10 peggiori d’Europa. E il Montepaschi riceve la stangata più forte fra tutti gli istituti del Continente, un crollo a -2,44% del coefficiente patrimoniale Cet1 che azzera il capitale nello scenario avverso e spiega le fortissime tensioni degli ultimi mesi, prima dell’aumento di capitale e della maxi-cessione di crediti cattivi annunciati oggi per correre ai ripari in extremis. Lo “scenario avverso” è configurabile come il combinato disposto tra la caduta del Pil italiano di quasi il 6% nei prossimi tre anni, un deprezzamento generale del valore delle case e un importante peggioramento del rating sui titoli di Stato. In una simile situazione, Montepaschi è bocciata, con un differenziale di oltre 14 punti percentuali rispetto al valore attuale.

Le banche italiane vanno meglio della media europea; nell’insieme, anche il sistema bancario europeo ha superato l’esame. “Gli stress test mostrano i benefici del rafforzamento di capitale fatto sino ad ora che si riflettono nella resistenza del sistema bancario europeo a un grave shock”. Lo ha detto Enria, a margine della presentazione a Londra dei risultati dello stress test su 51 istituti europei. Ma il quadro non offre “un certificato di buona salute” e “c’è ancora del lavoro da fare”.