Cresce l’imprenditorialità straniera in Italia

Nel nostro Paese le imprese fondate da persone non italiane rappresentano l'11% del totale (+2% sul 2022), trainate da agricoltura e costruzioni

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Sfiorano le 660mila le imprese individuali straniere in Italia, con un aumento del 2% sul 2022 e confermando il trend di crescita degli ultimi cinque anni. Il 34% appartiene a titolari romeni, cinesi e marocchini, le tre comunità più grandi nel nostro Paese. E’ quanto emerge dai dati sulle imprese di stranieri in Italia, elaborati da Unioncamere/InfoCamere nell’ambito di Futurae, Programma Imprese Migranti.

I dati

Al 31 dicembre 2023, il numero di imprese straniere iscritte al Registro Imprese delle Camere di Commercio è pari a 659.709, l’11% delle imprese in Italia. Rispetto a dicembre 2022 l’aumento è stato del 2%, un dato che consolida il trend crescente dell’ultimo quinquennio (+7% rispetto al 2019). Tra gennaio e dicembre 2023 le iscrizioni hanno raggiunto quota 63.701, (+1.034 su 2022) mentre le cessazioni si sono fermate a 36.136 (-109 su 2022), generando un saldo positivo di oltre 27.565 unità. La crescita delle imprese straniere è ascrivibile quasi totalmente all’incremento delle società di capitale, che nell’ultimo anno sono aumentate dell’11%, superando quota 129 mila unità, a fronte di una tenuta delle imprese individuali, che rappresentano tuttavia il 73% del totale. A trainare l’imprenditoria straniera nel 2023 sono stati i settori costruzioni e agricoltura (+5% su base annua), che rappresentano rispettivamente il 24% e il 4% del totale. Settore più rappresentativo con quasi 203 mila imprese, il commercio registra una lieve frenata (-0,5%) mentre tiene l’industria manifatturiera (+0,5%) dove operano oltre 49 mila imprese.

La diffusione

Sotto il profilo territoriale, è la Lombardia con tutto il Nord Ovest, dove si concentrano la maggior parte delle imprese straniere (31%), a mostrare una crescita più sostenuta su base annua (+3,8%), sia rispetto alle regioni del Nord Est (+1,4%) che del Mezzogiorno (+1,1%). In lieve ripresa le regioni del Centro (+0,5%), che detengono il primato per la maggiore incidenza sul totale delle imprese. La provincia con la maggior concentrazione di imprese straniere si conferma Prato, dove l’incidenza è pari al 33,2%, seguita da Trieste (20,6%) e Firenze (18,7%). All’estremo opposto, la provincia con la minore incidenza è Barletta-Andria-Trani con il 2,5%.

Le tre comunità

A Viterbo, Torino e Cremona i romeni. I Cinesi, invece, preferiscono Prato, Fermo e Firenze. Sono queste le province che mostrano la maggiore incidenza di titolari d’impresa stranieri delle tre comunità più numerose nel nostro Paese, alle quali appartiene il 34% delle imprese individuali non italiane. Gli imprenditori provenienti da Marocco, Romania e Cina mostrano anche chiare preferenze nei settori di operatività. Ecco allora che i titolari marocchini registrano un’incidenza maggiore nel commercio mentre i titolari romeni prediligono il settore delle costruzioni. Marocchini e romeni condividono la passione imprenditoriale per i servizi di trasporto, magazzinaggio e noleggio mentre i cinesi operano prevalentemente nel manifatturiero e nelle attività di servizi ricreativi e di intrattenimento.

Il commento

Questi alcuni elementi che emergono dalla lettura dei dati sulle imprese di stranieri in Italia, elaborati da Unioncamere/InfoCamere nell’ambito di Futurae, Programma Imprese Migranti, promosso dal ministero del Lavoro. “Il contributo che viene all’economia italiana dall’imprenditoria straniera è ancora più apprezzato e necessario visto l’andamento demografico del nostro Paese, un problema a cui non c’è soluzione nel breve periodo”, sottolinea il presidente di Unioncamere, Andrea Prete.

Fonte Ansa