OGGI LA COMMEMORAZIONE DELLA STRAGE DEGLI ARMENI

Cento anni fa si perpetrava il primo genocidio del XX secolo: lo sterminio di quasi 2 milioni di armeni da parte dei turchi ottomani. Nelle deportazioni di massa – denominate realisticamente “marce della morte” e che coinvolsero circa 1.200.000 persone – centinaia di migliaia morirono per fame, malattia o sfinimento. Altre migliaia furono massacrate nelle loro case dalla milizia curda e dall’esercito turco, come testimoniato dalle fotografie di Armin T. Wegner, il militare e attivista tedesco che documentò il massacro – che lui chiamò Martyrium – disobbedendo agli ordini dei suoi superiori. Questi ultimi avevano infatti imposto il silenzio alle truppe poichè la Germania e la Turchia erano alleati.

Ancora oggi, a cento anni di distanza, la ferita non sembra essersi rimarginata. Il governo turco, infatti, si ostina a non riconoscere il genocidio, ammettendo al più che si sia trattato di “eccidio”. “Ridurre tutto a una sola parola e addossare ogni responsabilità alla sola Turchia è una cosa problematica, sia dal punto di vista legale che etico” ha commentato il primo ministro turco Ahmet Davutoglu, alla presentazione di un evento storico, ma probabilmente non risolutivo, quale quello della prima cerimonia commemorativa in onore delle vittime armene, celebrato oggi a Istambul. Davutoglu ha anche riconosciuto l’esistenza delle deportazioni: “Noi ricordiamo con rispetto, ancora una volta, e condividiamo il dolore dei figli e nipoti degli armeni ottomani che hanno perso la vita nelle deportazioni del 1915”. Ciononostante, la Turchia ha sempre rifiutato l’uso del termine genocidio poiché continua ad affermare che si sia trattato solo di una guerra civile con perdite in entrambi gli schieramenti.

Il 17 novembre del 2000 la Camera dei deputati italiana ha votato una risoluzione che riconosce il genocidio armeno e invita la Turchia a non continuare sulla strada del negazionismo, soprattutto in vista di un possibile ingresso turco nella Comunità europea. Eppure, gli attuali equilibri geopolitici hanno imposto prudenza ad alcuni schieramenti. Per il Partito Democratico, infatti, “non è opportuno” parlare di genocidio. Durante la commemorazione della strage tenutasi solennemente giovedì nell’Aula della Camera, la rappresentante Pd Flavia Piccoli la parola “genocidio” non l’ha mai pronunciata, suscitando le lamentele dell’ambasciatore armeno Sargis Ghazaryan che, dalla tribuna del corpo diplomatico, non poteva non notare il pesante omissis. A cento anni di distanza, il percorso per un riconoscimento univoco delle atrocità subite dal popolo armeno sembra ancora lontano, anche in Italia. Montecitorio oggi ricorderà l’evento.