Addio a Stephen Hawking, l'uomo che ha sfidato Einstein

La fisica perde uno dei suoi grandi protagonisti. E' morto a 76 anni Stephen Hawking, tra i maggiori studiosi dei buchi neri. Uno, per capirsi, che ha provato a smentire alcune delle teorie elaborate da Albert Einstein per spiegare il funzionamento dell'universo. Ironia della sorte: l'astrofisico britannico, da oltre 40 anni costretto alla paralisi da una malattia del motoneurone, si è spento proprio nel giorno in cui Einstein è nato, il 14 marzo

Vivere con la mente

Geniale e ironico. Queste le qualità che lo hanno fatto amare da tutti. Una mente immensa, che gli ha consentito non solo di superare attraverso il pensiero i limiti fisici, ma anche di scherzare sulle proprie condizioni senza offendersi. Da lì gli innumerevoli cammei televisivi: dai Simpson ai Griffin sino a “The Big Bang Theory“. La testimonianza vivente di come qualunque malattia, anche la più invalidante, possa essere affrontata senza perdere le speranze, condensando la propria esistenza nei talenti che ancora ci restano.

Primi anni 

Nato in una famiglia di intellettuali a Oxford, in Gran Bretagna, l'88 gennaio 1942, nel 1959 aveva iniziato gli studi presso la celebre università. A Cambridge prese il dottorato in Fisica Teorica e Cosmologia. Ma ad appena 21 anni, nel 1963, gli venne diagnosticato una malattia neurodegenerativa progressiva (probabilmente una forma di Sla), che nel corso del tempo gli avrebbe impedito di muoversi e parlare, costringendolo su una sedia a rotelle e a utilizzare una sofisticata strumentazione elettronica per comunicare con gli altri.

Gli studi

La malattia non fermò mai gli studi e la ricerca tanto che nel 1980 accettò la cattedra Lucasiana di Matematica Applicata e Fisica Teorica, la più importante di Cambridge, tenuta nel 1663 da Isaac Newton. E la vita continuò ad accanirsi con lui: nel 1985 dopo una grave polmonite contratta in Svizzera, venne trasferito urgentemente nel Regno Unito, subì una tracheotomia che gli salvò la vita, ma rimase senza voce. E così dal 2005 poteva comunicare solo muovendo un muscolo sotto l'occhio che innescava con un sintetizzatore vocale. Hawking ha lavorato tutta la sua vita a svelare le leggi che governano l'universo e, insieme al suo collega Roger Penrose, ha dimostrato che la teoria della relatività di Albert Einstein implica che spazio e tempo devono avere un inizio, il “big bang“, e una fine dentro i buchi neri. A metà degli anni 1970 scoprì che la combinazione delle leggi della meccanica quantistica e della relatività generale smentivano che i buchi neri erano completamente neri, emettono invece una radiazione, nota da allora come “radiazione di Hawking“. Nel 2004, ha addirittura riconsiderato la sua teoria sui buchi neri, esponendone una nuova che mette in discussione il fatto che siano una sorta di pozzo senza fondo, come egli stesso aveva sostenuto.

Divulgatore

Considerato l'erede di Einstein ha cercato di divulgare le teorie nella sua “Breve storia del tempo“, pubblicata nel 1988 e divenuta un successo mondiale, con oltre 25 milioni di copie vendute. E proprio con questo spirito divulgativo, tra il 1993 e il 1996 ha lavorato nella serie televisiva della Bbc, lo “Stephen Hawking Universe“, in cui ha raccontato il suo best seller. Grande comunicatore, nel marzo 2008 ha pubblicato “La chiave segreta di George per l'universo“, un libro per bambini scritto con la figlia Lucy.

Impegno

Dotato di un grande senso dell'umorismo, Hawking ha voluto dimostrare che la disabilità non è una barriera insormontabile e ha dato sempre un costante esempio di energia e vitalità. “Credo che la vita sulla Terra sia a rischio crescente di essere spazzati via da una catastrofe, il surriscaldamento globale, una guerra nucleare, un virus geneticamente modificato o di altri pericoli”, aveva affermato. Più di recente, ha detto l'intelligenza artificiale potrebbe contribuire a sradicare malattia e povertà. Sostenitore di un progetto del miliardario russo Yuri Milner per andare a esplorare con una sonda un altro sistema solare, come Alpha Centauri, Hawking ha sostenuto che proprio dallo spazio dipenderà il futuro dell'umanità, che non sopravviverà altri mille anni senza andare “al di là del nostro fragile pianeta”. Nel 2016, parlando in Vaticano sull'espansione dell'universo, ha detto che chiedersi “ciò che esisteva prima del Big Bang” non ha senso, perché “è come mettere in discussione ciò che si trova a sud del Polo Sud”. Nel 2014, il film, “La Teoria del Tutto” di James Marsh, realizzato sulla base di un libro scritto dalla sua prima moglie, ha perpetuato anche nel cinema il suo ricordo.