Obama a Netanyahu: Israele riveda il proprio status quo

“Lo status quo tra israeliani e palestinesi deve cambiare”. Lo ha detto il presidente americano, Barack Obama, incontrando il premier di Israele, Benjamin Netanyahu nel corso di un colloquio alla Casa Bianca durato più di un’ora. Troppo poco per affrontare i tanti temi caldi: il futuro dei territori palestinesi, la atomica in Iran, l’autoproclamato Stato islamico dell’Isis. Obama ha ribadito la necessità che Israele riveda la propria presenza in Cisgiordania; ha anche ammonito il premier sulla necessità che, nella Striscia di Gaza, gli israeliani possano vivere sicuri senza che si ripeta la tragedia dei bambini palestinesi morti durante il conflitto. Secondo stime dell’Unicef “Dall’8 luglio sono stati uccisi almeno 296 bambini palestinesi nella Striscia di Gaza dall’inizio dell’offensiva israeliana contro Hamas”. L’organnizzazione Onu per l’infanzia ha anche ribadito che “I bambini costituiscono un terzo delle vittime civili”.

Il Presidente statunitense ha quindi annunciato di essere pronto a sostenere la ricostruzione di Gaza. Nethanyau ha preferito non commentare spostando il discorso sul nucleare iraniano ed esortando Obama a evitare qualsiasi accordo con l’Iran. L’America, ha dichiarato, “non deve lasciare che Teheran diventi una potenza nucleare. L’Iran cerca un accordo che elimini le dure sanzioni che ti sono costate molto lavoro per lasciarla un paese sulla soglia del nucleare. Spero vivamente che sotto la tua leadership questo non accada”. Il leader israeliano ha comunque espresso apprezzamento per gli sforzi dell’amministrazione statunitense per evitare che Teheran si doti dell’atomica.

Da Ramallah, la capitale de facto della Cisgiordania – la zona contesa tra palestinesi e israeliani – il Presidente dell’Autorità Palestinese Abu Mazen insiste nel volere una risoluzione Onu con una tabella di marcia precisa sulla fine dell’occupazione israeliana in Cisgiordania e la creazione di uno Stato palestinese secondo la risoluzione “242” Onu del 1967 che prevedeva “il ritiro militare israeliano dalla Cisgiordania ed il reciproco riconoscimento tra gli Stati”. Una richiesta che gli Stati Uniti hanno già bocciato, perché volta a riportare i negoziati al passato.