Parti distanti, Stadio Roma verso il naufragio?

La strada che porta allo Stadio della Roma resta in salita. Nel tavolo tecnico andato in scena ieri Comune e proponenti non hanno sciolto i nodi che ostano alla Convenzione urbanistica, ultimo passaggio necessario prima della fatidica posa della prima pietra.

Difficoltà 

Le posizioni restano distanti. Quelle del Campidoglio le ha espresse Virginia Raggi alla vigilia dell'incontro andato in scena all'Eur, negli uffici dell'Urbanistica Comunale: prima costruire le infrastrutture pubbliche, poi l'impianto sportivo. Condizioni, quelle imposte dalla sindaca, che hanno innestato il cortocircuito con la Roma, che vorrebbe invece partire proprio dallo stadio e dal business center, vero cuore del progetto attorno a cui ruota l'investimento di James Pallotta sul club capitolino. 

Ostacoli

Le opere chieste dall'ente locale sono, fra le altre, il potenziamento della linea ferroviaria Roma-Lido abbassando la frequenza di arrivi a 3 minuti e mezzo e l'unificazione di via del Mare e via Ostiense, fra le arterie più trafficate della Capitale che, in corrispondenza degli eventi sportivi rischiano di esplodere. Obiettivi difficili da raggiungere in breve tempo. Basti pensare che per unire le due strade, oltre a un investimento di 20 milioni, occorre demolire alcuni fabbricati ed espropriare diversi terreni.

Il club

Raggi è intenzionata a non fare sconti sul punto, anche per sedare i maldipancia dei consiglieri grillini mai veramente convinti nell'andare avanti con un progetto che la sindaca, in campagna elettorale, aveva bollato come una speculazione. Dall'altra parte dell'oceano Pallotta continua ad attendere segnali, ma la deadline è vicina. Senza stadio è pronto a vendere e non è escluso che il ridimensionamento sportivo che coinvolgerà la squadra durante l'estate non sia il primo passo in questa direzione.