Sos del Campidoglio: “Nuova emergenza rifiuti”

Di nuovo sos-immondizia. Il termine “emergenza” lascia pensare a qualcosa di imprevedibile, inatteso, imponderabile. Appare, quindi, inadeguata la scelta lessicale del Campidoglio di lanciare l’ennesima allerta per l’impossibilità, tutt’altro che emergenziale, anzi ormai strutturale, di provvedere alla regolare raccolta e smaltimento dei rifiuti. Specie se a doversene occupare è una municipalizzata come l’Ama maglia nera in Europa, al pari dell’altrettanto disastrata Atac, per andamento economico e produttività. Ora la sindaca di Roma Virginia Raggi chiede aiuto al ministro dell'Ambiente sul dossier rifiuti mentre l'amministratore delegato di  Ama, Paolo Longoni, lancia l'allarme sul rischio di “nuove criticità”.  Un film già proiettato sugli schermi un’infinità di volte.

Il no della giunta agli impianti di smaltimento

“Gli impianti privati di trattamento dei rifiuti presenti nel Lazio non stanno rispettando l’ordinanza regionale che impone loro di ricevere le quantità di rifiuti fissate nell’ordinanza stessa. Negli ultimi giorni gli impianti hanno ridotto la loro capacità di trattamento e questo mette a rischio gli sforzi che tutte le istituzioni e Ama stanno facendo per assicurare la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti di Roma”, comunica il Campidoglio. “Roma in pre-emergenza rifiuti – riferisce Il Tempo-. La sindaca Raggi chiede aiuto a Zingaretti. Stamane il tavolo tecnico con il ministro dell’Ambiente Sergio Costa per fare il punto tenterà di prendere di petto la questione. Si cercherà di scongiurare la situazione di criticità, ma il rischio di rivedere sotto gli occhi le scene a ripetizione degli scorsi mesi è dietro l’angolo. La discussione sul tema tiene banco”. La Regione Lazio che vuole una discarica per Roma, il ministro dell’Ambiente Costa che lancia la proposta di un sito di stoccaggio (che non dispiace alla Regione) assicurando sostegno a Roma Capitale. L’amministrazione capitolina sempre contraria agli impianti di smaltimento. Con la sindaca Raggi che, a ferie appena concluse,  ammonisce gli impianti privati di trattamento dei rifiuti presenti nel Lazio.

Capolavoro di inefficienza

La gestione dei rifiuti a Roma è un affare come in nessun altro angolo d’Europa. Un capolavoro di inefficienza che fa della Capitale la più costosa macchina di smaltimento mai vista nel settore. Immondizia che resta immondizia, trattata in sei impianti e due inceneritori, e che nonostante questo viene trasportata e distribuita fra dieci Regioni e cinquantacinque siti. Liberarsi di una tonnellata di rifiuti romani costa 200 euro, il quadruplo di Brescia o di Milano. Se a Parigi, Londra e perfino a Lisbona il 98 per cento del ciclo dello smaltimento avviene dentro i confini delle aree metropolitane, a Roma quella percentuale crolla al 36 per cento. Per capire le ragioni profonde della cronica empasse della giunta Raggi occorre guardare da vicino come funziona una macchina che promette di costare due miliardi di euro nei prossimi dieci anni. A vantaggio di pochi e a spese dei contribuenti romani.

Inquinamento e inefficienze

Il ciclo dei rifiuti di Roma è costoso, inefficiente e inquinante. Se altrove i rifiuti sono una risorsa da sfruttare, i sei impianti di Trattamento meccanico biologico (Tmb) della Capitale servono solo a risolvere l’emergenza causata dalla chiusura di Malagrotta. Il milione di tonnellate di rifiuti indifferenziati prodotti ogni anno nella Capitale viene distribuito così: quattrocentomila si dividono fra via Salaria e Rocca Cencia, altri quattrocentomila finiscono nei due impianti privati di Manlio Cerroni a Malagrotta. Le restanti 200.000 tonnellate vengono trasferite in altri tre impianti: a Latina, Frosinone e Avezzano. Fatta questa complicata operazione di smistamento, solo trecentomila tonnellate vengono incenerite e trasformate in combustibile derivato, meglio noto come Cdr. La gran parte dell’immondizia che esce dai Tmb – ben 700.000 tonnellate di rifiuti pretrattati – viene a sua volta distribuita in altri impianti e discariche in giro per l’Italia e l’Europa. Costo medio del processo: 40 euro a tonnellata per il trattamento, 45 per il trasporto, 100 per l’incenerimento. Totale: 195 euro a tonnellata, un record europeo.

Due miliardi di spesa in 10 anni

Senza una modifica radicale del sistema di gestione dei rifiuti, nei prossimi dieci anni Roma spenderà due miliardi di euro per le attività post-raccolta che consistono nel frullare, bruciare e seppellire i rifiuti. Al di là della retorica sul “chilometro zero”, il “porta a porta” e le “isole biologiche” per risolvere davvero il problema dei rifiuti romani sono necessari investimenti. Per chiudere il ciclo dei rifiuti nei confini della Capitale come avviene in tutte le grandi città d’Europa, Roma avrebbe bisogno di una capacità di gestione dei rifiuti organici di 250mila tonnellate l’anno, di impianti per selezionare la raccolta differenziata da 510mila tonnellate e da 310mila tonnellate l’anno per l’indifferenziata.