“Sono uscito dal Padre e sono venuto nel mondo; ora lascio di nuovo il mondo e vado al Padre”

«Se chiederete qualche cosa al Padre nel mio nome, egli ve la darà»
«Si quid petierĭtis Patrem in nomĭne meo, dabit vobis» 

Sesta Settimana di Pasqua – Gv 16,23-28

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «In verità, in verità io vi dico: se chiederete qualche cosa al Padre nel mio nome, egli ve la darà. Finora non avete chiesto nulla nel mio nome. Chiedete e otterrete, perché la vostra gioia sia piena. Queste cose ve le ho dette in modo velato, ma viene l’ora in cui non vi parlerò più in modo velato e apertamente vi parlerò del Padre. In quel giorno chiederete nel mio nome e non vi dico che pregherò il Padre per voi: il Padre stesso infatti vi ama, perché voi avete amato me e avete creduto che io sono uscito da Dio. Sono uscito dal Padre e sono venuto nel mondo; ora lascio di nuovo il mondo e vado al Padre».

Il commento di Massimiliano Zupi

Nel momento dell’addio, ben cinque volte Gesù ripete che d’ora in poi potremo e dovremo chiedere, e assicura che otterremo. Sembra quasi una compensazione rispetto al dolore della separazione: come un padre che prometta regali ai suoi bambini per farsi perdonare un imminente lungo periodo di assenza da casa. Ma un dono ed una promessa possono consolare di una mancanza solo se sostituiscono realmente l’assente: se costituiscono non un palliativo, bensì una sostituzione vicaria.

Il chiedere qualunque cosa dovrebbe dunque consolare dell’assenza di Gesù? Sembra piuttosto un istinto compulsivo consumistico: una compensazione che anestetizza il dolore di una mancanza. Ora, però, Gesù invita a chiedere nel suo nome: questa è la novità. Domandare nella sua persona: ovvero come domanderebbe lui, con il suo stesso cuore, con il suo Spirito. Imparare a chiedere significa essere figli: l’importante non è quel che si chieda, né ciò che si ottenga, bensì il fatto stesso di chiedere, la confidenza con Dio come con un Abbà. Allora la nostra gioia sarà piena (Gv 15,11): perché essa non dipende da quel che si abbia o non si abbia, né dalla salute o dalla malattia, non dal successo o dalle cadute, né dal benessere o dalle persecuzioni, dalle soddisfazioni o dalle contrarietà, dai piaceri o dai dolori. La gioia dipende solo dal vivere da figli, con una fiducia infinita nel Padre: dall’amarlo perché ci si sente amati. «Chiedete e otterrete»: ovvero, chiedete lo Spirito Santo ed otterrete la gioia propria di chi si sa e si sente figlio di un simile Padre.