Sindrome di Down: una giornata per creare una nuova sensibilità

Foto di Warren Umoh su Unsplash

La Giornata mondiale delle persone con Sindrome di Down, riconosciuta ufficialmente dall’Onu nel 2012, è stata istituita con l’obiettivo di promuovere l’inclusione delle persone con “trisomia 21” in ogni ambito della società, ovvero nella scuola, nel lavoro e in tutti settori delle nostre comunità. La scelta della data, che ricorre nel giorno 21 del terzo mese dell’anno, vuole indicare la presenza di tre cromosomi 21 nel patrimonio genetico di coloro che sono affetti da questa sindrome. In particolare, quest’anno, in occasione di questo momento di sensibilizzazione generale, è stata lanciata la campagna internazionale dal titolo “End the Stereotypes”, ossia “Fine degli stereotipi” che, a mio parere, è molto calzante ed attuale.

Purtroppo, ad oggi, nonostante i progressi sociali e culturali compiuti dalla nostra società negli ultimi decenni, permangono ancora alcune forme di stigmatizzazione sociale delle persone con Sindrome di Down dettate dalla scarsa conoscenza di quest’ultima. Auspico quindi che, la giornata che stiamo vivendo, sia utile per creare una rinnovata sensibilità su questo tema, con l’obiettivo di consentire la piena inclusione nella società ma, anche e soprattutto, di eliminare con la forza del dialogo e della comprensione, i fattori residui che impediscono la piena partecipazione alla vita sociale ed economica del Paese alle persone affette da tale sindrome.

I campi in cui occorre agire sono molti: penso ad esempio al supporto necessario ai familiari caregiver, alla scuola che, in ogni ordine e grado, deve diventare sempre più accessibile e, ove possibile, all’ambito lavorativo il quale, attraverso un utilizzo più flessibile e incisivo del cosiddetto “collocamento mirato”, al fine di permettere alle persone affette da Sindrome di Down di realizzare i propri sogni e legittime ispirazioni in ogni ambito della loro vita. La strada da percorrere è ancora lunga ma, grazie all’impegno sinergico delle istituzioni e del mondo dell’associazionismo, che non dovrà mai venire meno, potremo fare i decisivi passi avanti necessari verso una più compiuta inclusione.