Nove indagati per la morte di Emanuele, il sindaco di Alatri: “Chi sa parli”

Ci sono nove indagati per la morte di Emanuele Morganti, il ragazzo di 20 anni aggredito fuori dalla discoteca Mirò di Alatri e poi deceduto all’ospedale Umberto I di Roma a causa delle gravi lesioni riportate. Tutti i sospettati sono stati convocati dalla Procura di Frosinone e interrogati. Otto sono italiani, tra cui un padre e un figlio, e uno albanese.

Indagine

Nel pomeriggio gli investigatori hanno svolto un sopralluogo nel club vicino a cui si è consumato il pestaggio per cercare riscontri compatibili con le dichiarazioni rese da testimoni e indagati sui fatti che hanno portato alla morte di Emanuel. Presenti anche il procuratore della Repubblica di Frosinone, Giuseppe De Falco, e il comandante della compagnia dei carabinieri della compagnia di Alatri, Antonio Contente.

L’appello

Intanto il sindaco del comune ciociaro, Giuseppe Morini, ha rivolto un appello ai suoi concittadini affinché aiutino le autorità a fare luce sulla vicenda. “Chi sa parli – ha esortato -. Invito tutti a dire la verità, a collaborare con gli inquirenti affinché al più presto vengano individuati i responsabili. Alatri non deve essere omertosa. Fuori da quel locale c’erano tante persone, ma nessuno ha fermato gli aggressori o contenuto la terribile barbarie, è terribile“. Molti, ha aggiunto, “erano in piazza durante il pestaggio, è una cosa che mi stupisce: Alatri non è omertosa, ma una cittadina matura con una sviluppata coscienza sociale”. Ma la comunità è scossa e stanca dei numerosi episodi di delinquenza verificatisi negli ultimi anni. “Si è cominciato con il furto degli sportelli di rame, si è continuato con gruppi di ragazzi che ubriachi fradici si danno ad atti di vandalismo e che ogni tanto si picchiano tra loro e si è finiti all’omicidio di Emanuele – ha spiegato una donna all’Ansa -. La pazienza è terminata“. Le fa eco un’altra abitante: “Tutti uniti dovevano aiutare quel povero ragazzo senza girarsi dall’altra parte”. D’accordo una ragazza: “Oltre al volto di questi assassini si dovrebbe diffondere il volto di chi con vigliaccheria ha assistito senza fare nulla”.

Commozione

Chi non riesce a darsi pace è Katia, fidanzata di Emanuele, presente al momento del pestaggio fatale. “Non riesco ancora a realizzare tutto quello che è successo – ha scritto rivolgendosi idealmente al giovane -. Non meritavi tutto questo, non hai fatto niente di male. Una morte così. Ricordo uno dei tuoi ultimi messaggi di venerdì pomeriggio: ‘ti amo più di ogni altra cosa’. E continuerò a ricordarlo per sempre, come continuerò a ricordare anche te. Ti amo e lo farò per sempre”.