Sudan: oltre 500 morti e 75mila sfollati per gli scontri

E' di 528 morti e 4.599 feriti il bilancio di sangue degli scontri fra esercito e paramilitari in Sudan fino a giovedì scorso

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E’ di 528 morti e 4.599 feriti il bilancio di sangue degli scontri fra esercito e paramilitari in Sudan fino a giovedì scorso secondo quando riferito oggi pomeriggio dal ministero della Salute sudanese sulla propria pagina Facebook precisando che si tratta dei “casi registrati in tutti gli ospedali statali” del paese.

Sudan, oltre 50 mila profughi e più di 75 mila sfollati

Almeno oltre 50 mila persone hanno abbandonato il Sudan in preda alla guerra fra l’esercito regolare e la milizia dell’Rsf che imperversa dal 15 aprile, secondo l’Unhcr. Si tratta di circa 20 mila in Ciad, 16 mila in Egitto, 13.292 in Sudan del Sud, 1.300 in Repubblica centrafricana, senza contare un “limitato” numero di altre entrate in Etiopia: le cifre sono pubblicate in un’infografica su Twitter dall’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati aggiornata a ieri.

Circa gli sfollati interni al Sudan, più di 75.000 persone hanno lasciato le loro case “principalmente negli Stati di Khartoum, Nord, Nilo Azzurro, Kordofan settentrionale, Darfur settentrionale, Darfur occidentale e Darfur meridionale, e si prevede che questo numero aumenti nei prossimi giorni, man mano che si conoscerà la piena portata dello sfollamento”, aveva scritto ieri l’Ufficio delle Nazioni Unite per gli affari umanitari (Ocha) in un “aggiornamento flash” sul Paese dell’Africa orientale.

Sudan: ex premier, ‘prosieguo scontri sarà incubo per il mondo’

L’ex primo ministro del Sudan, Abdalla Hamdok, ha avvertito che l’insicurezza creata dal conflitto in corso nel suo paese potrebbe creare scenari peggiori di quelli in Siria e Libia e che se i combattimenti proseguiranno ancora saranno un vero e proprio “incubo per il mondo”. Lo riporta la Bbc, ricordando che l’ultimo cessate il fuoco tra l’esercito e i paramilitari che si stanno combattendo oramai da due settimane sta vacillando. Attacchi aerei vengono infatti segnalati nella capitale Khartoum. Iniziati lo scorso 15 aprile gli scontri armati hanno provocato almeno 512 morti e 4.193 feriti, secondo statistiche ufficiali, mentre decine di migliaia di persone stanno fuggendo dal Paese. Intervenendo ad una conferenza nella capitale del Kenya, Nairobi, Hamdok ha chiesto uno sforzo internazionale per convincere il leader militare sudanese e il capo della forza paramilitare rivale a sedersi ad un tavolo per dei colloqui di pace. Il Sudan “è un paese enorme, molto vario… penso che sarà un incubo per il mondo”, ha precisato, ricordando che la guerra in corso non è tra “un esercito e un piccolo gruppo di ribelli”, bensì è un conflitto tra due “eserciti, ben addestrati e ben armati”. Hamdok è stato primo ministro due volte tra il 2019 e il 2022.

Fonte: Ansa