Trattati di Roma, i cortei pro e contro Europa sfilano, ma i dubbi sull’Unione restano

Doveva essere un sabato di passione, almeno così era stato largamente annunciato: ma, in fondo, la giornata di cortei che ha accompagnato la celebrazione del sessantesimo anniversario dei Trattati di Roma non si è rivelata diversa dalle altre che, negli ultimi mesi, hanno interessato la Capitale. Anzi, in una città blindata e sorvegliata a vista con un ingente (ed efficiente) dispiegamento di Forze dell’ordine, le marce pro e contro Europa si sono snodate per le strade del Centro senza che le corpose misure di sicurezza fossero chiamate in causa, se non per brevi frangenti nel punto di raccolta della manifestazione “Eurostop” presso la Bocca della Verità. Nessuna traccia di black-bloc.

Un’Europa da sistemare

Favorevoli o no all’Europa? Sì ma non questa Unione Europea: non funziona bene, non è quella dei Trattati, è da rivedere in più punti. Questa visione emerge in modo piuttosto netto, anche fra i manifestanti della sfilata “La nostra Europa”, partita da Piazza Vittorio Emanuele per ricongiungersi sotto l’Arco di Costantino con la corrispettiva dei movimenti federalisti partita da Santa Maria in Cosmedin. Ad accompagnare il corteo, le voci di movimenti, sindacati e cittadini, concordi nell’esprimere un comune desiderio di costruire un continente coeso e solidale, a livello non solo economico ma anche geopolitico, per riscoprire quel senso di unità insito fra le righe dei testi che, nel 1957, ne decretarono la fondazione: “Un’Europa che recuperi il suo peso internazionale – spiegano i pro Ue del movimento “La nostra Europa” -, come governo di pace verso il Mediterraneo, il Medio Oriente e per la nuova polarizzazione che si andrà a determinare fra Stati Uniti e Cina. Ed è un’europa che ha bisogno di una rimessa a punto”.

Dal Mediterraneo al federalismo

La linea è sostanzialmente questa: l’Europa è un bene da preservare, ha molto da offrire ma necessita di una imprescindibile rilettura che, solo in parte, può scaturire dai sessant’anni delle firme di Roma. “E’ comunque l’occasione per fare un bilancio – spiegano ancora -, un punto della situazione e cogliere quanto di buono possa scaturire da questo incontro. E, in un certo senso, anche questa adunata di così tanti movimenti può costituire un importante segnale”. Fra chi sfila e chi canta, c’è anche chi chiede all’Europa una soluzione per l’emergenza in mare: “L’accoglienza e il popolo italiano non si discutono – ci spiega un immigrato proveniente dal Senegal, da 16 anni in Italia -. Il problema è trovare soluzioni per chi continua a morire sulle barche tentando di attraversare il mare. E secondo me con la giornata di oggi si può risolvere qualcosa”.

Qualcun’altro, invece, sostiene che la soluzione da adottare sia quella di un’Europa davvero unificata, non solo a livello politico ma anche governativo, attraverso un modello federale: “La divisione non ha mai portato nulla di buono – spiegano i manifestanti dell’Acli -: noi siamo per un’Europa unita. Questa è un’occasione per far vedere che noi ci siamo e che lottiamo per il futuro di tutto il popolo europeo”. “Noi non possiamo accettare l’Europa dei caminetti e quella delle Troike – spiega ancora una rappresentate Arci – ma un’Europa dei popoli, delle persone che in ogni stato si aggregano, partecipano e possono dare un contributo”.

Le voci del “no”

Toni sostanzialmente opposti quelli che hanno accompagnato la manifestazione pomeridiana “EuroStop”, preannunciata come ad altissimo rischio e, invece, sfilata dalla Piramide Cestia fino alla Bocca della Verità senza che le preoccupazioni della viglia si concretizzassero per le strade. Striscioni, qualche fumogeno, cori di dissenso e un’idea di Europa che, in qualche modo, concorda con la visione di un’Unione che, allo stato attuale delle cose, funziona tutt’altro che in modo corretto. Con la differenza che, la soluzione proposta dagli anti Ue si delinea su opinioni decisamente lontane dalla prosecuzione della linea unitaria. E, in questa fase, l’Euro non è certo l’unico problema: “Noi siamo contro questa tragedia dell’Europa del capitale a servizio della borghesia che ha desertificato il mondo del lavoro – spiega una manifestante intenta a reggere una bandiera Usb -. Noi vogliamo un’Europa solidale che restituisca ai popoli la propria autonomia, finalizzata alla ricostruzione di Paesi che possano decidere i propri piani industriali, le proprie prospettive. Abbiamo subito questa Unione senza poterci esprimere come popolo… Se avessimo avuto questa opportunità, e l’esperienza della Brexit lo dimostra chiaramente, avremmo sicuramente consegnato una risposta diversa”.

Proprio in conclusione del corteo, un brevissimo momento di tensione si è verificato tra un gruppo di manifestanti e le Forze dell’ordine. Niente di grave, il problema si è risolto in fretta. I dubbi sul futuro del Vecchio Continente, invece, ci sono: affrontarli in nome di una coesione che, opinione generale, funziona poco, sembra essere il necessario step dal quale ripartire.