Strage di Beslan, la Corte Ue per i diritti umani condanna Mosca: “Commessi gravi errori”

La Russia ha commesso “gravi errori” in occasione della presa di ostaggi che si verificò tra il primo e il tre settembre 2004 nella scuola Numero 1 di Beslan, nell’Ossezia del nord, dove un gruppo di ribelli fondamentalisti islamici e separatisti ceceni occupò l’edificio scolastico sequestrando circa 1.200 persone fra adulti e bambini. Al termine dei tre giorni, dopo un sanguinoso blitz delle forze dell’ordine russe, il bilancio parlava di oltre 330 morti tra cui 180 bambini.

La sentenza della Corte Ue per i diritti dell’uomo

Secondo una sentenza della Corte europea per i diritti dell’uomo, che ha accolto il ricorso presentato da 409 cittadini russi, alcuni presi in ostaggio e feriti, altri famigliari delle vittime, delle famiglie delle vittime. Per la Corte il governo russo commise “gravi errori nella preparazione e nel controllo dell’operazione di sicurezza” e fece un utilizzo sproporzionato della forza nel blitz per la liberazione degli ostaggi stessi. I giudici hanno anche stabilito un risarcimento di 3 milioni di euro per i ricorrenti.

La Strage di Beslan

Il primo settembre 2004, militanti ceceni irruppero nella Scuola Numero 1 di Beslan, prendendo in ostaggio circa 1.200 persone, tra bambini, adulti e genitori, radunati per il primo giorno dell’anno scolastico. Per tre giorni furono tenuti chiusi all’interno di una palestra e privati sia dell’acqua che del cibo. Non è ancora chiaro cosa accadde all’interno dell’edificio, ma molti degli ostaggi sopravvissuti parlano anche di abusi sessuali sulle adolescenti più carine, mentre altri smentiscono questo aspetto. Dopo tre giorni di trattative – che fallirono miseramente – i militanti fecero detonare alcuni esplosivi mentre le forze armate russe faceva irruzione con “carri armati, lanciagranate e lanciafiamme”. Nel conflitto a fuoco tra ribelli e forze dell’ordine, morirono 330 persone, fra cui 180 bambini.

Peskov: “Sentenza inaccettabile”

“Per un paese che è stato attaccato diverse volte dai terroristi, tali dichiarazioni sono assolutamente inaccettabili”. E’ quanto ha dichiarato il portavoce del Cremlino Dmitri Peskov, commentando la sentenza emessa dalla Corte europea dei diritti dell’uomo. Peskov ha anche annunciato che la Russia prenderà “tutte le azioni legali necessarie” e farà ricorso in appello contro la sentenza di Strasburgo. A portare la Russia davanti alla Corte europea dei diritti dell’uomo sono stati 409 cittadini russi tra ex ostaggi dell’assedio e parenti delle vittime. A incoraggiare fin da subito le vittime a rivolgersi a Strasburgo era stata la giornalista d’inchiesta Anna Politkovskaya, poi uccisa a Mosca nell’ottobre 2006.