Halloween, se questo è un gioco

“Tra fine ottobre e inizio novembre, c’era poi l’unico appuntamento in un cimitero, dove profanavamo le tombe e ne rubavamo le ossa, facendo uno specifico rituale che alla fine le distruggeva”. Il racconto è quello di un’ex satanista, poi diventata suora dopo un lungo processo di conversione spirituale, pubblicato sulla sua autobiografia. Una testimonianza che svela l’ambigua essenza di Halloween: non solo fenomeno di massa che esalta il macabro e la morte ma evento dietro il quale si celano il mondo dell’occulto e gli aspetti più oscuri dell’esperienza umana. Le sue origini sono ancestrali e affondano le radici nella mitologia celtica. Tra le brume dell’Europa del Nord i sacerdoti druidi in questi giorni si riunivano per festeggiare il passaggio dall’estate all’inverno svolgendo il rito di Samhain, il “signore della morte” destinato a sconfiggere il dio del Sole facendo ritornare dall’aldilà le anime dei defunti, affinché prendessero possesso del corpo dei vivi. I sacerdoti si presentavano alla celebrazione portando rape svuotate e intagliate a forma di volto, all’interno del quale veniva inserita una candela accesa ricavata dal grasso di animali sacrificati.

La tradizione legata a questa festività era così inserita nella società anglosassone che nemmeno la successiva cristianizzazione delle isole britanniche riuscì a scardinarla. Per cercare di rimuoverla dalle comunità di origine celtica (specie quelle inglesi e irlandesi) Papa Gregorio Vi, nell’834, spostò la festa di Ognissanti dal 13 di maggio al 1 di novembre. Successivamente nel secondo giorno del penultimo mese dell’anno fu collocata la celebrazione dei defunti. Tentativi, questi, fatti per donare a questo periodo una veste cristiana e che sono alla base della moderna nomenclatura di Halloween (locuzione nata dalla crasi di “All Hallow’s Eve” ossia “vigilia di tutti i Santi”). Con il passare del tempo il 31 ottobre divenne una festa per ricordare le proprie radici. I rituali tradizionali lasciarono spazio al mito. Come quella di Jack O’ Lantern, un fabbro avaro e alcolizzato il cui spirito è destinato a vagare per l’eternità. Una leggenda con cui venivano terrorizzati i bambini e alla quale si deve la tipica zucca illuminata.

Decisivo, per Halloween, fu l’approdo negli Stati Uniti. La neonata società americana cercava un proprio humus identitario. Per costruirlo importò anche feste e ricorrenze dai paesi di origine dei coloni. Halloween era una di queste, soprattutto per la grande comunità irlandese che, a partire dal XIX secolo, popolò le metropoli Usa. La televisione negli anni ci ha mostrato centinaia di volte i bambini americani andare di casa in casa la notte del 31 ottobre recitando la celebre domanda “dolcetto o scherzetto?”. Un quesito di per sé innocuo ma che richiama l’interrogativo “donazione o maledizione?” con il quale i sacerdoti druidi costringevano gli abitanti dei villaggi celtici a fare ricche dazioni per sostenere la loro attività. Un ulteriore esempio di quanto Halloween nasconda, dietro le maschere horror, una storia maledetta. Ma poco deve essere importato di tutto ciò a chi, nel XX secolo, l’ha resa un fenomeno di massa. La commercializzazione era un’occasione troppo ghiotta per essere persa. “Gli affari prima di tutto” è il motto più in voga nella cultura moderna. Anche quando la morte viene banalizzata (si badi bene non esorcizzata) e l’oscurità esaltata.

Tra eventi disco, offerta di gadget, make up macabri e serate a tema Halloween è diventato l’evento con la E maiuscola che pervade le strade e i locali delle città occidentali. Un giro di affari da milioni di euro che ha fatto gola a molti, entrando persino nelle nostre scuole, dove le maestre preparano i bambini a celebrarlo. Un altro frutto di una globalizzazione senza controllo che sempre più spesso trascende nell’eccesso. Come nel caso della McKamey Manor, una casa dell’orrore allestita a Los Angeles che permette a chiunque di vivere il suo personale incubo. La coda per accedervi è chilometrica, si parla di circa 24mila richieste. Tutto per essere atterriti, spaventati, condotti fin quasi al pianto. Otto ore di stress psicologico portato all’estremo, tra gabbie, serpenti e sangue finto. Eppure in pochi vi resistono: l’adrenalina e il cattivo gusto sono una droga cui, evidentemente, è difficile resistere anche per i marines.

Ma a scherzare col fuoco spesso si resta bruciati. Sbaglia chi vede in Halloween soltanto una duplicazione trash del Carnevale (festa che, al contrario, esalta gli aspetti più giocondi della vita). Non tutti sanno che il 31 ottobre coincide con il capodanno satanista. L’estasi del rito mondano non fa porre il giusto accento sull’attività delle sette, che in questo periodo si fa più incessante. Eppure i dati sono lì a dimostrarlo: nel periodo che precede l’ultimo giorno di questo mese aumentano i furti di ostie consacrate dalle chiese e le messe nere. Non c’è da scherzare: si tratta delle stesse realtà illegali che portano tante persone sulla strada della perdizione, umana e (per chi crede) spirituale. Tra gli allarmi lanciati nelle ultime ore, tra l’altro, c’è anche quello dell’Associazione italiana difesa animali e ambiente. Secondo il presidente dell’Aidaa, Lorenzo Croce, ogni anno circa 5.000 gatti (specie quelli di colore nero) verrebbero uccisi per i riti satanici dagli oltre 800 gruppi esoterici presenti nel territorio nazionale, e il rischio è che la notte di Halloween sia la maggiore responsabile di tale fenomeno. Intanto volti deformati e raccapriccianti vengono imposti ovunque. Se questo è un gioco fa schifo.