LAVORO: DIMINUISCONO GLI SCORAGGIATI, L’89% LO CERCA TRAMITE AMICI

Nel secondo trimestre del 2015 si è andato consolidando il moderato recupero dell’attività economica, con una crescita congiunturale del Pil dello 0,3%. Lo sostiene l’Istat. La crescita è stata accompagnata da un miglioramento degli andamenti del mercato del lavoro sia in termini congiunturali che su base annua: sono infatti aumentati sia l’input di lavoro impiegato sia l’occupazione e, in misura modesta, nella prima parte dell’anno è tornata a crescere anche la produttività. Il recupero dell’occupazione è proseguito anche a luglio, con una crescita annua dell’1,1% (+235 mila unità) e dello 0,3% nel periodo maggio – luglio, al netto della stagionalità. In particolare nel secondo trimestre 2015 tutti gli indicatori sul mercato del lavoro hanno segnato un miglioramento. L’input di lavoro utilizzato complessivamente dal sistema economico (espresso dalle ore lavorate di Contabilità Nazionale), registra aumenti dello 0,2% su base congiunturale e dello 0,8% in termini tendenziali. Grazie a una crescita dell’output leggermente più sostenuta, anche la produttività oraria del lavoro ha segnato un modesto recupero su base congiunturale (+0,1%). L’occupazione stimata dall’indagine sulle forze di lavoro al netto degli effetti stagionali è pari a 22 milioni 446 mila persone, lo 0,5% in più del trimestre precedente (+103 mila), corrispondente a un tasso di occupazione tra i 15 e i 64 anni pari al 56,2%, in aumento di 0,3 punti percentuali. La crescita congiunturale degli occupati nel trimestre ha interessato entrambi i generi e, tra le diverse tipologie, soltanto i lavoratori dipendenti (+0,8%, pari a 137 mila lavoratori in più equamente ripartiti tra l’occupazione a carattere permanente e temporaneo), mentre sono calati gli indipendenti (35 mila unità, -0,6%). Il tasso di disoccupazione è salito lievemente al 12,4%,nella media del trimestre, diminuendo però fino al 12,0% a luglio. Questi risultati sono stati influenzati dall’andamento degli inattivi, in diminuzione congiunturale nel secondo trimestre dell’anno e nuovamente in aumento nel mese di luglio. Nel secondo trimestre è da notare che, in base ai dati non destagionalizzati, tra gli inattivi è diminuito il numero degli scoraggiati e delle persone ritirate dal lavoro, mentre sono aumentati sia gli studenti sia gli individui in attesa di risposta ad azioni attive di ricerca.

Nel secondo trimestre 2015 la crescita tendenziale del numero di occupati (180 mila unità in più in un anno) è proseguita per il quinto trimestre consecutivo, portando il tasso di occupazione dei 15-64enni al 56,3% (+0,6 punti percentuali). L’incremento riguarda soprattutto i dipendenti – in crescita tendenziale da quattro trimestri – e in termini relativi i lavoratori part time. Questi ultimi sono in aumento dal 2010, ma quasi esclusivamente per la componente involontaria, che attualmente rappresenta il 64,6% dei lavoratori a tempo parziale e l’11,9% del totale degli occupati. Prosegue la decisa risalita anche del numero degli occupati a tempo pieno, che negli ultimi anni aveva subìto un calo pressoché continuo. La stima delle persone in cerca di occupazione rimane sostanzialmente invariata a 3 milioni 101 mila unità, dopo quattordici trimestri di crescita ininterrotta e il calo del primo trimestre 2015. Il tasso di disoccupazione è in lieve diminuzione su base annua, a sintesi di andamenti differenti legati alle caratteristiche socio-demografiche. Dopo l’aumento ininterrotto registrato fra il 2008 e il 2014, nel secondo trimestre 2015 prosegue la discesa della disoccupazione di lunga durata (almeno 12 mesi), al 59,5% dal 61,9% di un anno prima. Sono 1 milione 845 mila le persone coinvolte. Al lieve aumento dei disoccupati con precedenti esperienze lavorative si associa la riduzione di quanti sono in cerca di prima occupazione. La ricerca del lavoro è sempre affidata soprattutto ai canali informali: l’88,9% delle persone si rivolge ad amici, parenti e conoscenti (+2,3 punti sul secondo trimestre 2014), e questo valore sale tra i disoccupati più anziani e con basso titolo di studio. Tra i laureati la modalità di ricerca preferita, e in crescita, è invece l’invio del curriculum.

Ininterrotto da sei trimestri, prosegue con maggiore intensità il calo tendenziale del numero di inattivi 15-64enni (-271 mila unità), associato alla discesa del tasso di inattività. L’inattività si riduce soprattutto perché diminuiscono coloro che non cercano lavoro e non sono disponibili a lavorare (371 mila in meno, di cui quasi due terzi tra i 55 e i 64 anni); un calo molto meno intenso interessa quanti cercano un impiego ma non sono immediatamente disponibili a lavorare (33 mila in meno). Fra gli inattivi, diminuiscono anche gli scoraggiati (-114 mila in un anno), soprattutto nel Mezzogiorno e tra i giovani di 15-34 anni. Di contro, aumentano gli inattivi per motivi di studio (+77 mila unità) e quelli in attesa degli esiti di passate azioni di ricerca (+41 mila). Prosegue la forte riduzione delle persone ritirate dal lavoro o non interessate a lavorare (-238 mila), che in quasi nove casi su dieci coinvolge i 55-64enni ed è generata anche dall’innalzamento dell’età pensionabile. Ancora sul fronte dell’occupazione, da segnalare la dinamica positiva del Mezzogiorno, dove gli occupati aumentano di 120 mila unità, portando in crescita anche il tasso di occupazione. Per contro, crescono le differenze nei tassi di disoccupazione, a svantaggio delle regioni meridionali. La crescita degli occupati interessa sia gli uomini sia le donne e in misura maggiore gli italiani. Gli stranieri presentano invece una leggera riduzione del tasso di occupazione. I divari tra italiani e stranieri crescono anche per la disoccupazione, mentre nel complesso le differenze di genere diminuiscono a vantaggio delle donne sia per gli andamenti dell’occupazione che della disoccupazione.

L’andamento dell’occupazione è estremamente differenziato a seconda dell’età. Al calo degli occupati 15-34enni e 35-49enni si contrappone la crescita degli ultra 50enni; il tasso di occupazione si riduce per i giovani tra 15 e 34 anni, sale in misura contenuta per i 35-49enni e, in misura decisamente più marcata per i 50-64enni. Tale incremento è dovuto, tra l’altro, alle minori uscite dal mercato del lavoro per pensionamento a seguito dei cambiamenti della normativa previdenziale. Per gli ultra cinquantenni cresce però anche la disoccupazione, in questo accomunati ai giovani di 15-34 anni. Il tasso di occupazione cresce di più fra i laureati, attestandosi al 76,6% (+1,4 punti percentuali sul secondo trimestre 2014), contro il 63,4% di quello dei diplomati e il 42,2% del tasso riferito a chi ha al più la licenza media (+0,4 punti percentuali in entrambi i casi). Anche la riduzione della disoccupazione interessa esclusivamente le persone con i titoli di studio più elevati. Le posizioni lavorative dipendenti nelle imprese industriali e dei servizi sono aumentate dello 0,4% su base congiunturale e dello 0,8% su base annua, mentre il monte ore lavorate è cresciuto dello 0,9% e del 2,0%, rispettivamente; congiuntamente, le ore lavorate pro capite sono salite dello 0,6% in termini congiunturali e dell’1,4% su base tendenziale, in parte per la significativa discesa delle ore di cassa integrazione (Cig) (da 30,3 a 18,8 per mille ore lavorate). Sono infine nettamente aumentate le posizioni in somministrazione (+4,1% in termini congiunturali e +18,7% su base annua). Il tasso di posti vacanti nelle imprese con almeno 10 dipendenti rimane invariato sul trimestre precedente mentre aumenta di 0,1 punti percentuali rispetto al secondo del 2014. L’indice destagionalizzato del costo del lavoro per Unità di lavoro dipendente segna una crescita congiunturale dello 0,1%, sintesi di un incremento delle retribuzioni (+0,2%) e di una riduzione degli oneri (-0,3%). Il costo del lavoro registra una variazione positiva anche su base annua, pari a+ 0,9% (+1,3% per le retribuzioni e -0,2% per gli oneri). I diversi andamenti degli oneri e delle retribuzioni sono da attribuire anche agli esoneri contributivi previsti dalla legge di stabilità 2015, finalizzati ad incentivare le assunzioni a tempo indeterminato. L’incremento tendenziale delle retribuzioni lorde per Ula supera di 1,3 punti percentuali il tasso d’inflazione registrato nello stesso trimestre (variazione nulla dell’indice NIC, intera collettività nazionale).

Nel secondo trimestre 2015 le posizioni lavorative nelle imprese industriali e dei servizi, al netto degli effetti stagionali, registrano una variazione congiunturale nulla nell’industria e una crescita dello 0,7% nei servizi privati, Rispetto al secondo trimestre 2014, si riducono dell’1,3% nell’industria e crescono del 2,2% nei servizi. Le posizioni lavorative in somministrazione segnano invece una crescita del 4,1% rispetto al trimestre precedente al netto della stagionalità, e del 18,7% rispetto al secondo trimestre 2014. Con riferimento alle imprese con almeno 10 dipendenti, il monte ore lavorate aumenta su base congiunturale dello 0,2% nell’industria e dell’1,5% nei servizi (dati destagionalizzati), e in termini tendenziali dello 0,6% nell’industria e del 2,5% nei servizi (al netto degli effetti di calendario). In entrambi i casi, nell’industria l’aumento delle ore lavorate per dipendente, anche per il minor ricorso alla Cassa integrazione, è accompagnato da una riduzione delle posizioni lavorative. Tale riduzione, però, è di ampiezza più contenuta dell’aumento delle ore lavorate per dipendente. L’input totale di lavoro impiegato dalle imprese, dunque, aumenta. Nel secondo trimestre 2015, le imprese con almeno 10 dipendenti hanno utilizzato 18,8 ore di Cig ogni mille ore lavorate, con un calo di 11,5 ore ogni mille rispetto allo stesso trimestre del 2014. Nell’industria, le ore di Cig sono state 33,8 ogni mille ore lavorate (-21,0 ore in un anno), nei servizi 7,6 ogni mille ore lavorate (-4,2 ore ogni mille).

L’incidenza delle ore di straordinario è pari al 3,5% delle ore lavorate, invariata rispetto al secondo trimestre 2014. Rispetto al trimestre precedente, il tasso di posti vacanti destagionalizzato rimane invariato nell’industria mentre aumenta di 0,1 punti percentuali nei servizi. Confrontato con lo stesso trimestre deI 2014, il tasso grezzo cresce di 0,1 punti percentuali nell’industria e di 0,2 punti nei servizi. Le retribuzioni di fatto per Unità di lavoro, nel secondo trimestre 2015 sono aumentate complessivamente dello 0,2% su base congiunturale al netto della stagionalità, a sintesi di una riduzione dello 0,1% nell’industria e di una crescita dello 0,3% nei servizi. Su base annua si è avuta una crescita complessiva dell’1,3%, corrispondente a un +1,8% nell’industria e un +1,0% nei servizi. Al netto degli effetti stagionali, nel secondo trimestre del 2015 gli oneri sociali per Ula segnano un calo congiunturale dello 0,3%, con una riduzione dello 0,9% nell’industria e dello 0,2% nei servizi. Su base annua, gli oneri sociali per Ula si riducono dello 0,2%. La riduzione degli oneri sociali ha contribuito ad attenuare la dinamica del costo del lavoro per Ula. Questo è cresciuto complessivamente dello 0,1% su base congiunturale (-0,4% nell’industria e +0,1% nei servizi, al netto degli effetti stagionali) e dello 0,9% in termini tendenziali; la crescita è maggiore nell’industria (+1,2%) che nei servizi (+0,7%). Nel totale dell’economia, le retribuzioni contrattuali di cassa per dipendente registrano un aumento dell’1,1% su base tendenziale. Considerando solo industria e servizi di mercato la variazione è dell’1,5%, in linea con l’incremento registrato dalle retribuzioni di fatto per Ula nell’industria e nei servizi privati.