Revocati i domiciliari a Marra e Scarpellini

Arresti domiciliari revocati a Raffaele Marra, ex braccio destro della sindaca Raggi, e dell’imprenditore ottantenne Sergio Scarpellini, sotto processo per concorso in corruzione. Lo hanno deciso i giudici della seconda sezione penale del tribunale di Roma, dopo una breve camera di consiglio. Accogliendo le istanze della difesa, ai due imputati è stato imposto l’obbligo di firma giornaliero tra le 19 e le 20, il divieto di espatrio e l’interdizione dai pubblici uffici per un anno, tenuto conto che l’istruttoria dibattimentale e’ ormai avviata e che non c’è più il rischio di inquinamento delle prove. Nel caso di Marra, poi, ha pesato il fatto che si e’ dimesso da tempo dall’amministrazione pubblica.

La deposizione di Marra

I due erano stati interrogati stamattina dai giudici e dal pm Barbara Zuin nel corso del processo. La deposizione di Marra è stata una lunga autodifesa, durata due ore. A cominciare dalla compravendita dell’appartamento in via dei Prati Fiscali, avvenuta nel giugno 2013 con buona parte dei soldi usciti dai conti correnti personali di Scarpellini. Marra ha sostenuto che quell’affare non ha nulla a che vedere con l’ipotesi di corruzione formulata dalla Procura. “I 367mila euro che chiesi a Scarpellini, un amico, erano un prestito destinato a mia moglie – ha spiegato l’ex capo del personale in Campidoglio – che sarebbe stato restituito una volta rivenduto quell’immobile. Io ho fatto solo da mediatore, sono una persona perbene, non sono un corrotto. Non ho nulla da nascondere, è tutto documentalmente provato, la stampa mi ha massacrato e ha scritto su di me solo falsità”. Marra, difeso dagli avvocati Fabrizio Merluzzi e Francesco Scacchi, ha spiegato di non conoscere nulla dei progetti che Scarpellini portava avanti con il Comune di Roma: “In tutti questi anni io in Campidoglio ci sarò stato complessivamente 31 mesi, nell’ultimo periodo ero pure in aspettativa e volevo rimanerci. Ma la Raggi e il suo staff hanno insistito perché rientrassi in organico, ‘devi darci una mano’ mi dicevano. Quanto a Scarpellini, non mi ha mai chiesto di intervenire per agevolare le sue pratiche, non ho mai fatto qualcosa per lui e il suo gruppo imprenditoriale e non sapevo niente dei progetti che aveva con il Comune. Io ho solo acquisito formalmente la documentazione riguardante l’attività di Scarpellini perché dovevo formalizzare una serie di querele contro i giornali che non hanno fatto altro che attaccarmi. Il mio arresto mi ha devastato e mi ha distrutto perché io sono sempre stato un servitore dello Stato. Le parole ‘sono a disposizione’ e ‘agli ordini’ sono solito pronunciarle spesso, ci sono in almeno 20 conversazioni in cui le ripeto sempre, sono stato in Finanza, ho sempre avuto rispetto per le gerarchie e quindi quando mi chiamava qualche superiore mi esprimevo sempre in questi termini. Ma sostenere che ero a disposizione di Scarpellini non corrisponde al vero”.

La testimonianza di Scarpellini

Dello stesso tenore le dichiarazioni di Scarpellini che ha ricordato di aver conosciuto Marra tra il 2008 e il 2009 tramite il figlio Andrea. “Io Marra l’ho sempre visto molto poco – ha detto Scarpellini – Non sapevo niente di lui e lui non sapeva niente di me. Ho saputo dalla stampa che stava dalla sindaca Raggi. Con lui c’era solo un rapporto di simpatia. Io sono un imprenditore all’antica, mi è sempre piaciuto aiutare la gente, ho fatto prestiti a tante persone, e quindi anche a Marra. Io, presidente, – ha aggiunto rivolgendosi al tribunale – non mi merito di stare qui, quando ho letto l’ordinanza cautelare sono diventato pazzo. Davo lavoro a 500 ragazzi e a Roma mi conoscono tutti. Dagli anni Settanta, quando c’è stato il boom del mercato immobiliare, ho sempre avuto rapporti con enti e istituzioni cui davo in affitto immobili ad uso abitativo. Ora è tutto fermo, i miei progetti stanno lì e molti di quei ragazzi sono stati licenziati. Marra mi chiese i 367.000 euro per la moglie, perché non avrebbe fatto in tempo ad accendere un mutuo. Avrei rivisto quei soldi una volta rivenduto quell’appartamento. Ma non ci eravamo accordati su un tempo massimo per la loro restituzione perché in quegli anni non ne avevo bisogno”. Il processo riprenderà il 14 settembre con l’audizione dei testi citati dalla difesa di Scarpellini.

Raggi pronta a essere interrogata

Intanto l’avvocato di Virginia Raggi, Alessandro Mancori, ha detto, a margine del processo, che la sindaca chiederà a breve alla Procura di Roma di essere interrogata nell’ambito dell’inchiesta (chiusa due settimane fa) sulla nomina di Salvatore Romeo, a capo della segreteria politica, e su quella (poi revocata) di Renato Marra, fratello di Raffaele, alla Direzione Turismo del Campidoglio. “Per quanto riguarda l’accusa di abuso d’ufficio che la Procura ha contestato alla Raggi in relazione alla nomina Romeo – ha spiegato l’avvocato Mancori – dimostreremo come le precedenti amministrazioni comunali hanno proceduto a nomine con le stesse modalità con cui la Raggi ha scelto il suo ex capo segreteria. Quanto al reato di falso, formulato nella vicenda di Renato Marra, porteremo agli inquirenti l’esito di alcune indagini difensive che consentiranno di provare la totale estraneità della sindaca ai fatti contestati”. Il penalista ha aggiunto, in riferimento all’audizione in tribunale di Virginia Raggi, in una udienza fissata probabilmente a settembre, nel processo Marra-Scarpellini, che “questo dibattimento per corruzione non ha alcuna connessione con le inchieste sulle nomine e quindi la sindaca, se dovesse essere chiamata dalle difese, verrà in aula come testimone pronta a rispondere a tutte le domande”.