Prof. Pommier: “Come vivono i cristiani in Azerbaigian e il suo ruolo nello scacchiere internazionale”

Interris.it ha intervistato lo storico Daniel Pommier Vincelli per comprendere la posizione del governo di Baku sulle principali questioni internazionali, la situazione attuale del Nagorno-Karabakh e i rapporti con la Santa Sede

Baku, Azerbaigian: Foto di İltun Huseynli su Unsplash

Il primo ministro armeno, Nikol Pashinyan, si è augurato che il suo Paese raggiunga un accordo di pace con l’Azerbaigian “nei prossimi mesi” dopo che Baku ha riconquistato lo scorso 19 settembre la regione del Nagorno-Karabakh – a lungo contesa – dai separatisti filo-armeni. Yerevan e Baku “firmeranno il mese prossimo un accordo sulla pace e sull’instaurazione di relazioni” ha detto oggi Pashinyan in un discorso al forum economico internazionale nella capitale della Georgia, Tbilisi.

Interris.it ha intervistato lo storico Daniel Pommier Vincelli, autore del saggio “Storia internazionale dell’Azerbaigian”, per comprendere la posizione del governo di Baku sulle principali questioni internazionali, la situazione attuale del Nagorno-Karabakh e i rapporti con la Santa Sede.

Il prof. Daniel Pommier Vincelli e il suo libro “Storia internazionale dell’Azerbaigian” edito da Carocci

L’intervista al prof. Pommier Vincelli

Come si pone l’Azerbaigian relativamente alla guerra in Ucraina e in Israele?

“L’Azerbaigian è contro la guerra in Ucraina e apertamente filo-israeliano. Io dico sempre che l’Azerbaigian è il Paese a maggioranza musulmana – non a maggioranza islamista – più vicino strutturalmente a Israele. Hanno un po’ preso il posto di quella che era prima la Turchia. Baku è filo-ucraino e filo-israeliano”.

Con la Russia che rapporto ha?

“Hanno un rapporto complesso – visti i trascorsi storici – ma non ostile. Cercano sempre di avere dei buoni rapporti commerciali perché milioni di azerbaigiani lavorano in Russia. Il russo continua a essere la lingua più parlata dalle generazioni più anziane. Ci sono soprattutto rapporti economici, ma anche politici: l’Azerbaigian ha assicurato Mosca di non volere entrare nella Ue né nella NATO. E questo basta per rassicurare i russi”.

E con la Cina?

“La Cina non sembra essere molto interessata al Caucaso. E’ più interessata all’Asia centrale, ma meno al Caucaso. Dal punto di vista geopolitico sono su strade diverse, che non si incrociano. Hanno buoni rapporti con il Pakistan, che è il più grande ‘amico’ dell’Azerbaigian. Inoltre, confina con l’Iran e la più grande minoranza etnica in Iran è azera: stiamo parlando di 20 milioni di persone”.

Con l’Armenia si stanno aprendo spiragli di pace. Qual è la situazione in Karabakh adesso?

“Il Karabakh è completamente sotto controllo azero dallo scorso 19 settembre. Baku parla di ‘liberazione’ perché tutto il territorio che era parte dell’Azerbaijan internazionalmente riconosciuto è stato rioccupato dalle truppe azere. La popolazione civile armena è in gran parte fuggita. In questo momento non ci sono scontri. Il fatto che Yerevan e Baku firmeranno il mese prossimo un accordo sulla pace e sull’instaurazione di relazioni bilaterali è certamente una buona notizia. Che forse risolverà anche il dilemma del corridoio di Nakhchivan, un territorio azero che si trova a ovest dell’Armenia e che non ha linee di comunicazioni con l’Azerbaigian. Il corridoio era parte dell’accordo dell’8 novembre 2020 quando è finita la seconda guerra della Nagorno-Karabakh”.

Che rilevanza avrebbe il corridoio per l’Azerbaigian?

“Avrebbe un’importanza geopolitica rilevante per l’Azerbaigian perché permetterebbe finalmente di connettere fisicamente le due parti della Nazione e l’Azerbaigian con la Turchia e quindi con l’Europa. Ora è da capire se e come si definirà questa cosa”.

Quali sono i rapporto azeri con la Santa Sede?

“Azerbaigian e Santa Sede hanno rapporti diplomatici dal 1992. Scambiano ambasciatori dal 2005. E dal 2023 l’ambasciatore azerbaigiano risiede a Roma vicino ai Palazzi apostolici. Segno di un accrescimento e miglioramento dei rapporti. Ben due pontefici hanno visitato Baku: San Giovanni Paolo II e Francesco nell’ottobre del 2016. Il presidente azero è stato oltre Tevere in visita ufficiale nel 2020”.

Come vivono i cristiani in Azerbaigian?

“In Azerbaigian lo status del cattolicesimo e più in generale della cristianità è ottimo. I cristiani vivono tranquilli, liberi di esercitare la propria fede e assolutamente uguali di fronte alla legge alla maggioranza musulmana. In moltissimi Paesi del mondo i cristiani sono perseguitati e uccisi. L’Azerbaigian ne rappresenta una felice eccezione!”.