Un sorriso per l’infanzia fragile. Progetto solidale a Roma

L'associazione Porta del Cielo Onlus APS, su concessione di Rai Cinema e 01 Distribution, terrà al cinema Adriano di Roma una proiezione privata a favore dei bambini assistiti

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Foto gentilmente concessa da Porta del Cielo Onlus

Un aiuto all’infanzia in difficoltà. L’associazione Porta del Cielo Onlus APS, su concessione di Rai Cinema e 01 Distribution, organizza per il 9 maggio al cinema Adriano di Roma una proiezione privata del nuovo film di Neri Marcoré “Zamora”. Sarà presente in sala per i piccoli assistiti e per la platea degli inviati il regista ed attore Neri Marcoré, oltreché la produzione e la distribuzione del film e altri componenti del cast. Parteciperanno all’iniziativa solidale anche alcuni pazienti della onlus ed alcuni medici che hanno in cura i piccoli pazienti aiutati dalla onlus. I proventi della serata andranno interamente devoluti a sostegno delle famiglie non abbienti, provenienti da tutto il mondo, dei piccoli pazienti della associazione. La pellicola proiettata riannoderà i fili della memoria nazionale. Le sale da ballo dove ci si innamorava con Il mondo cantato da Jimmy Fontana. I pantaloni a quadri degli uomini e le acconciature bombate per le donne. E poi il mito della Fiat 500, bandiera di un Paese che rinasce e punta al benessere. O quei palloni di cuoio che dovevi stare attento come li calciavi per non farti male e che, una volta su due, in cortile rischiavano di rompere qualche finestra. È il tuffo nell’Italia anni Sessanta di Zamora, il primo film da regista di Neri Marcorè, prodotto da Pepito Produzioni con Rai Cinema e distribuito in sala da 01. Una storia di formazione, che racconta tanto di come eravamo e di quell’Italia che cresceva e dove tutto sembrava possibile. Di quando si andava tutti dai vicini che avevano già la tv e si giocava davanti ai programmi in bianco e nero di Mike Bongiorno nel salotto con la carta da parati a strisce.

Foto di MedicAlert UK su Unsplash

Boom per l’infanzia

È l’Italia del boom del cinema e dei fotoromanzi d’amore, delle nuove calcolatrici e delle macchine da scrivere Olivetti, delle reclame dei liquori che promettevano di “rinvigorire” persino i convalescenti. Delle donne che, filo di perle e guanti, rivendicano libertà e di lì a qualche anno taglieranno tutti gli orli per la minigonna. L’Italia della fabbrichetta e della convinzione che il meglio dovesse, sempre, ancora arrivare. Nelle foto, il cast con Neri Marcore, Alberto Paradossi, Marta Gastini, Anna Ferraioli Ravel, Walter Leonardi, Giovanni Esposito, Giovanni Storti, Giacomo Poretti, Davide Ferrario, Antonio Catania. “I temi di Zamora sono l’inadeguatezza, che secondo me ci riguarda tutti, e sicuramente l’adolescenza del sottoscritto e il rapporto tra uomini e donne ben rappresentato in questa storia dai personaggi interpretati da Alberto Paradossi e Marta Gastini. Le donne degli anni Sessanta non prendevano l’iniziativa, era sempre l’uomo a dover fare il primo passo, ma erano sicuramente più mature. Una maturità che vale ancor più oggi in cui un no detto da una donna spesso viene interpretato dagli uomini come un sì travestito da un no, una cosa che spesso degenera nella violenza”. Così Neri Marcorè sintetizza Zamora, suo esordio alla regia, tratto dal libro omonimo di Roberto Perrone (Garzanti). Di scena le disavventure, nei favolosi e irripetibili anni Sessanta, del trentenne Walter Vismara (Alberto Paradossi) ragioniere di professione, ma anche di più nella vita, uno che lavora come contabile in una fabbrichetta di Vigevano. E le donne di questa storia? Sono soprattutto due: Elvira (Anna Ferraioli Ravel), sorella del ragioniere, femminista ante litteram e separata dal marito, e Ada (Marta Gastini), segretaria e oggetto del desiderio, sempre del ragioniere, ma mille anni più avanti di lui.

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Foto di Kelly Sikkema su Unsplash

Infanzia e maturità

“La mia Elvira – spiega all’Ansa Anna Ferraioli Ravel, nata a Salerno nel 1988 – è una femminista gioiosa che, al contrario di molte donne di oggi, non esclude gli uomini. Il film, un romanzo di formazione centrato sulla generazione dei trentenni, racconta un’Italia di cui si è persa la memoria. Proprio come accade in Un Altro Ferragosto di Paolo Virzì (in cui l’attrice interpreta Sabry Mazzalupi, influencer romana), oggi non c’è più quella identificazione collettiva in cui si lottava tutti insieme per inseguire gli ideali come accadeva in Ferie d’agosto. Ma imperversa la competizione individuale che scaturisce da un’angoscia profonda, dalla paura dell’altro“. E ancora l’attrice: “Elvira ha una rivendicazione di libertà molto gioiosa che non diventa mai militanza, consapevolezza ideologica. Il suo è un desiderio vitale tanto che si separa dal marito, ma non se ne preoccupa più di tanto. La cosa forte di Zamora è che in questo film è la donna ad essere emancipata perché realizzata sentimentalmente nella vita ed è lei che apre un po’ la pista agli uomini che molto spesso emancipati non sono. A quell’epoca parallelamente allo sviluppo economico inizia quella crisi del maschio che oggi è diventata esplosiva”. Ada, dice Marta Gastini, nata ad Alessandria nel 1989, “è una segretaria che pur rientrando tra i tanti personaggi femminili raccontati da Marcorè è in realtà molto più avanti, più moderna rispetto al suo tempo. Una donna capace di prendere in mano il proprio destino al di là delle regole d’allora. Tanto che, pur essendo accusata di qualcosa che non ha fatto, non va affatto a chiedere scusa all’uomo, ma piuttosto lo mette a posto. Si sente insomma sua pari, una cosa che accade a un po’ tutte le donne del film”.

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Foto di Martin Anselmo su Unsplash

Ambientazione

“Oggi questo è anche più importante da raccontare perché siamo in un’epoca di transizione per la donna in cui gli equilibri devono trovare un nuovo assetto. Oggi le donne – continua Gastini, attualmente impegnata a teatro a Brescia con Il figlio di Florian Zeller – stanno giustamente chiedendo di più e hanno la responsabilità di questo cambiamento. Il caso di Giulia Cecchettin è emblematico perché la famiglia stessa si è fatta carico della situazione e ha giustamente reagito. Un segnale davvero importante”. Zamora è ambientato a Milano negli anni ’60 e la colonna sonora inevitabilmente si è riempita di energia, di innocenza e di humour, come era la musica di quel periodo”, afferma Pacifico che firma la colonna sonora originale, edita da Edizioni Curci, di Zamora. Pacifico spiega: “Quindi chitarre col tremolo, sassofoni dispettosi, rock’n roll, twist, danze a piedi scalzi, spaccate, smorfie, Watussi e Molleggiati. In più, con Neri volevamo omaggiare gli artisti insuperabili di quel periodo, Jannacci, Gaber, Cochi e Renato. E per questo in coda al film ci sono due canzoni originali: El Matt, che cantiamo insieme in coro “scriteriato”. E Mamma non sai, che Neri canta con proverbiale e irresistibile movimento d’anca. È stato divertente e appassionante tornare indietro alla musica che sentivo suonare e ballare per casa mentre crescevo”.

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Foto di Arno Senoner su Unsplash

Progetto

“Gran parte del film Zamora, nonostante sia ambientato a Milano, è stata girata in Piemonte perché qui la Film Commission funziona, si lavora benissimo e ci sono grandi professionisti che avrei chiamato anche se avessi girato altrove”, spiega Neri Marcorè che  a Torino ha presentato il suo primo film da regista insieme al protagonista Alberto Paradossi. Con loro la direttrice di Film Commission Torino Piemonte, Paola Manera e la presidente Beatrice Borgia. Il film è uscito in sala il 4 aprile, ma è stato un weekend in cui il caldo estivo ha tenuto lontano dalle sale cinematografiche il pubblico. “L’affluenza nei cinema è stata il 50% in meno dell’anno scorso e della settimana precedente. Ma noi contiamo sul passaparola. Abbiamo grandi aspettative da questa settimana in poi” spiega il regista. “È una commedia, si ride molto e si applaude spontaneamente in molte scene. Poi verso i tre quarti ha una dimensione più commovente. Unisce, come ha detto qualcuno, cuore e leggerezza, è stato definito un gioiellino. Il calcio è solo un pretesto“, racconta Marcorè che nel suo futuro prossimo vede molto teatro. Al cinema tornerà sicuramente da attore, mentre per la regia “dopo un debutto delicato ci vuole più tempo e ponderazione”. Al regista Davide Ferrario che ha scherzato sui tagli alle sue performance di portiere di calcio, Marcorè replica con una battuta: “Volevo fargli provare quanto sia amaro il boccone quando il regista ti taglia troppo”. Paradossi nel film è Walter Vismara, timido ragioniere trentenne che dalla provincia arriva a Milano come contabile nella fabbrica del cavalier Tosetto (Giovanni Storti), fissato con il calcio al punto di costringere i dipendenti ad allenamenti e tornei. Lui, negato con lo sport, imparerà a parare da un portiere in disgrazia (lo stesso Marcorè), e soprattutto a credere in se stesso, in una storia di formazione. “A Torino – racconta l’attore – avevo girato una serie Netflix. Per me è stata una grande gioia lavorare con Neri Marcorè. Progetti? Ora mi godo il presente con un occhio al domani“.