San Benedetto di San Fratello, quali erano i suoi doni mistici e spirituali

San Benedetto da San Fratello (il Moro), laico frate minore e compatrono di Palermo, San Fratello (Messina) 1526 – Palermo, 4-04-1589. I suoi genitori sono condotti in Sicilia dall’Etiopia come schiavi; il loro padrone libera il figlio primogenito, Benedetto Manassari. Questo all’età di 20 anni decide di intraprendere una vita eremitica: cambia sede più volte fino a quando si stabilisce sul monte Pellegrino, vicino a Palermo.

Avvenimenti

  • Nel 1562 la Santa Sede invita i gruppi eremitici a entrare tra i Francescani. Benedetto si unisce ai Minori Francescani Riformati nel convento di Santa Maria di Gesù a Palermo, dove trascorre tutta la sua vita.
  • Nonostante sia analfabeta, è nominato superiore e maestro dei novizi.
  • E’ il primo santo nero a essere canonizzato dalla Chiesa.

Aneddoti

  • Vengono a mancare le provviste alimentari. Benedetto riempie di acqua dei grossi vasi, prega tutta la notte e al mattino i vasi sono pieni di pesci vivi.
  • Un giorno, a Natale, si immerge talmente nella preghiera che dimentica di preparare il pranzo a cui deve partecipare anche l’arcivescovo di Palermo. Benedetto fa accomodare tutti nel refettorio e presenta delle pietanze squisite preparate da due giovani vestiti di bianco presenti in cucina.

Doni mistici e soprannaturali

Oltre al dono dei miracoli, che attira sulla sua persona l’entusiasmo popolare, ha quello della scienza infusa, che gli permette di risolvere delicate questioni teologiche a cui lo sottopongono eminenti studiosi. Si serve della capacità di scrutare i cuori per svelare ai suoi novizi le tentazioni che provano e in tal modo li aiuta a superarle.

Spiritualità

Grande umiltà, attenta osservanza alla Regola, dura penitenza. Grande amore per la Madonna e l’Eucaristia.

Morte

Si ammala gravemente: il Signore gli rivela la data e l’ora della morte. Gli appare sant’Orsola, verso la quale ha una grande devozione, che inonda la sua cella di una luce abbagliante. Dopo aver ricevuto gli ultimi sacramenti, mentre alza gli occhi al cielo, muore pronunciando le parole di Gesù sulla croce: «Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito». Viene canonizzato nel 1807. I suoi resti mortali sono venerati nella chiesa di Santa Maria di Gesù a Palermo.

Tratto dal libro “I santi del giorno ci insegnano a vivere e a morire” di Luigi Luzi