Rossini: “I cristiani portino nel dibattito politico la fraternità”

L'intervista di Interris.it al professor Rossini, portavoce nazionale dell'Alleanza contro la povertà, in occasione della pubblicazione del libro "Laburismo cattolico. Idee per le riforme"

Secondo gli ultimi dati diffusi dall’Inps, in Italia, negli ultimi tre lustri, i cosiddetti “lavoratori poveri”, ossia con un reddito inferiore ai seimila euro annuali, sono quasi quattro milioni rispetto ai 2,5 milioni del 2005.

Il pensiero di Papa Francesco

Chiesa
Papa Francesco (© VaticanMedia)

Le tematiche concernenti la salvaguardia della dignità del lavoro sono spesso richiamate da Papa Francesco il quale, poche settimane fa, incontrando un gruppo di imprenditori spagnoli, ha sottolineato l’esigenza di  “creare posti di lavoro per combattere la povertà” e ad “un’economia che riconcili tra loro i membri delle varie fasi della produzione, senza disprezzarsi a vicenda, senza creare maggiori ingiustizie o vivere una fredda indifferenza”, sottolineando inoltre che “c’è un rimedio per combattere la malattia della miseria: il lavoro e l’amore per i poveri” superando così “gli squilibri economici e sociali”.

L’azione del laburismo cattolico

Il lavoro e la sua tutela hanno la sua radice più profonda nella Costituzione di cui, il laburismo cattolico, rappresenta uno dei riferimenti ideali. In particolare, di fronte alle nuove sfide sociali ed economiche del nostro tempo, lo stesso continua a costituire un fondamento ideale per far evolvere il mondo del lavoro in senso maggiormente solidale ed attento alla dignità della persona e del lavoro. Interris.it, in merito a questi temi, ha intervistato il professor Roberto Rossini, docente di Sociologia al Canossa Campus di Brescia e, dal 2016, portavoce di Alleanza contro la Povertà in Italia che, insieme al professor Flavio Felice, è autore del libro “Laburismo cattolico. Idee per le riforme”, edito da Morcelliana Scholé, 2022.

Cattolici
La firma della Costituzione della Repubblica

L’intervista

In che modo, il laburismo cristiano, si pone di fronte alle nuove sfide sociali ed economiche di un mondo del lavoro in costante evoluzione?

“Certamente c’è la necessità che, la politica e i cristiani tornino a parlare di lavoro. Bisogna tener presente che il lavoro riguarda più dell’80% dei cittadini italiani, una percentuale data dalla somma di coloro che lavorano, da chi è in pensione e da quanti si preparano ad entrare nel mondo del lavoro. Il lavoro è una preoccupazione quotidiana e il fatto che la politica non parli di questo tema significa perdere di concretezza. Si evocano principi e valori generali ma non si entra a sufficienza nei problemi. E così i lavoratori perdono di protagonismo nella politica nazionale. E la politica perde l’occasione di guidare e dare orientamento ai grandi cambiamenti in atto, dalla transizione digitale a quella demografica ed ecologica. Tutte e tre le transizioni mettono in luce un rapido cambio nei processi e nei prodotti, ma soprattutto nella cultura, nel modo di pensare. Tornare a “pensare il lavoro” è molto opportuno”.

In che modo, secondo Lei, si può ridefinire il concetto di laburismo cristiano nella costante dialettica tra capitale e lavoro?

“L’impegno dei cristiani è importante, perché il cristiano vede il “tutto” ma sta dalla parte del più debole. E qui di deboli, nel mondo del lavoro, non ne mancano! Dobbiamo capire quale può essere il ruolo dello Stato nel disciplinare il mercato. Oggi le cose non sono più come negli anni Quaranta e neppure come negli anni Ottanta: lo Stato è cambiato, il mercato pure. O forse soprattutto. Non ci deve essere assolutismo da parte di nessuno dei due soggetti, che peraltro sono soggetti multipli. L’assolutismo dello Stato si fa totalitarismo e l’assolutismo del mercato diventa una giungla dove vige la legge della forza. Per far fronte alle possibili derive dello Stato o del mercato, dobbiamo riuscire a tenere insieme la libertà e l’eguaglianza. E questo si fa per mezzo della fraternità nell’agire politico. La fraternità è il terzo termine della Rivoluzione Francese che non è mai stato tradotto politicamente, eppure è decisivo per una libertà giusta e un’eguaglianza come convivialità delle differenze. Se oggi c’è una cosa che i cristiani possono portare nel dibattito politico, essa è proprio la fraternità. Non a caso il Pontefice ci ha scritto un’enciclica, Fratelli tutti, dove la parola politica appare 65 volte e la parola lavoro o lavoratore oltre 30 volte. Mi sembra un’indicazione chiara.

Quest’epoca è spesso lambita dal cosiddetto “lavoro povero”, in che modo, partendo dagli insegnamenti di Papa Francesco, il laburismo cattolico può contrastare questo fenomeno e riaffermare la dignità del lavoro?

“Dobbiamo pensare al fatto che nel mondo contemporaneo il lavoro è mutato. La transazione digitale lo sta cambiando, si pensi, ad esempio, ai lavoratori delle piattaforme digitali e all’indebolimento delle tutele, al profondo cambiamento nelle dinamiche del tempo e dello spazio. Credo che, a questo punto, siamo quasi maturi per rivedere lo Statuto dei Lavoratori per aggiornarlo e rafforzarlo. Quindi dobbiamo metterci nell’ottica di affermare che alcuni diritti valgono per tutti i lavoratori e le lavoratrici, tenuto conto che oggi il lavoro non si divide più tra lavoro dipendente e lavoro autonomo, ma ci sono molte forme intermedie, spesso grigie e povere. È possibile che il più storico strumento di contrasto della povertà, ossia il lavoro, sia oggi causa di povertà e non di ricchezza o quantomeno di stabilità? Direi che qualcosa è cambiato, e se noi non traduciamo questo cambiamento in politiche concrete, aggiungeremo povertà ad altra povertà. Non possono esserci nella stessa stanza due lavoratori che svolgono la stessa mansione, ma uno è tutelato e l’altro no. Se sono entrambi lavoratori, pur nella differenza delle funzioni, devono avere entrambi gli stessi diritti e gli stessi doveri. Questo è solo un esempio, perché in realtà le questioni del lavoro sono tante, dalla formazione alle pensioni, dalla questione salariale al tema della produttività. Il laburismo cattolico non offre ricette, ma fornisce strumenti valoriali per rileggere anche la situazione attuale e per convincere i cristiani ad occuparsi anche oggi del lavoro, del lavoro ai tempi della transizione. Peraltro, da sempre i cristiani si sono occupati di lavoro: in fondo Gesù era anche un lavoratore. C’è dunque un “precedente” eccellente per non lasciare soli i lavoratori!”.