Flop Pd, Renzi al bivio. E Rosato apre a Gentiloni

Una vittoria, quella di Musumeci in Sicilia, che ha mostrato sostanzialmente tre scenari: una fiducia crescente nel Centrodestra unificato, l'accreditamento del Movimento 5 stelle come principale avversario in vista delle politiche, e una debacle rumorosa di tutta la sinistra, tale da indurre le alte sfere del Pd a valutare la posizione di leader di Matteo Renzi. Nel day-after elettorale, con Meloni, Berlusconi e Salvini a celebrare l'imposizione regionale del loro candidato e i pentastellati a gridare al “voto contaminato”, confermandosi comunque primo partito, dalle parti del Nazareno si respira l'aria della resa dei conti: con l'ex premier e attuale segretario in grave deficit di fiducia, nonché con la tornata elettorale del 2018 ormai alle porte, in casa dem inizia già il vaglio dei nomi che, nell'immediato futuro, potrebbero essere inquadrati come il profilo giusto per la corsa alla presidenza del Consiglio.

Suggestione Gentiloni

Dopo aver avanzato la suggestione del ministro dell'Interno, Marco Minniti, un altro nome altisonante emerso nelle ultime è quello del premier uscente, Paolo Gentiloni, chiamato in causa dal capogruppo del Pd alla Camera, Ettore Rosato, durante un intervento a 'Radio Anch'io': “Abbiamo bisogno dell'alleanza più ampia possibile, con un programma concordato. Abbiamo Paolo Gentiloni che oggi è a Palazzo Chigi ed è un nome spendibile”. Poi il riferimento all'ex presidente del Consiglio e al suo annunciato impegno per il Partito democratico: “Ce ne sono tanti di nomi spendibili e Renzi lo ha detto chiaramente a Napoli: lavoro per portare il Pd a Palazzo Chigi e non per portare Matteo Renzi”. Sulla figura dell'ex premier, comunque, Rosato ha tenuto a precisare come “il fatto che tutti lo identifichino come avversario, dimostra che il suo ruolo non è in discussione”. Solo ieri, però, il candidato M5S, Luigi Di Maio, aveva annullato il confronto pubblico con Renzi, sottolineando come non fosse più lui il competitor dei pentastellati e definendo il Pd “defunto politicamente”.

Primarie di coalizione?

D'altra parte, spingere l'attuale segretario a rinunciare alla candidatura a Palazzo Chigi significherebbe modificare lo statuto del partito, che invece prevede tale soluzione. Nel novero di nomi, oltre a quello di Minniti e Gentiloni, è emerso anche quello del presidente del Senato Pietro Grasso, chiamato in causa come in parte responsabile del flop siciliano del Pd, causa la sua presa di distanze arrivata all'indomani dell'ok al Rosatellum bis. Accuse che il capo di Palazzo Madama ha rispedito seccamente al mittente, definendo la scusa come “patetica”. Buona parte della soluzione in vista delle politiche, comunque, viene vista nella coalizione delle sinistre: qualcuno, come il ministro Franceschini e il leader di Campo progressista Pisapia, spinge per le primarie di coalizione; altri, come l'ex candidato alla Puglia, Michele Emiliano, premono per la ricostruzione dell'Ulivo, “distrutto da Renzi”, nell'ottica di “un confronto politico nel merito con tutto il centrosinistra, dall'Udc a Sinistra italiana”. Insomma, ricostruire la sinistra dalla precedente esperienza nata con Romano Prodi, chiamata in causa anche da Veltroni durante il decennale. Una sfida complicata e tutta in divinire: al momento, come palesato dai risultati siciliani, la partita politica è tra grillini e Centrodestra.