Perché gli agricoltori sono in rivolta

Foto di Chris Ensminger su Unsplash

Le proteste degli agricoltori, che stanno scendendo in piazza con i loro trattori, si stanno diffondendo a macchia d’olio in molti paesi d’Europa. Dopo giorni di mobilitazioni in Francia, manifestazioni, cortei e blocchi stradali, stanno avendo luogo anche in altri Paesi del vecchio continente, a partire dall’Italia e dalla Germania. La radice delle proteste, rivolte in particolare contro le istituzioni comunitarie, è dovuta all’aumento dei costi di produzione, al calo delle remunerazioni e da alcune politiche europee concernenti il settore agroalimentare.

In particolare, gli agricoltori sono duramente provati dai rincari del costo della vita e stanno facendo sentire la loro voce contro misure pensate con l’intento di rendere maggiormente sostenibili le coltivazioni, ad esempio imponendo la sospensione delle attività per permettere al terreno di riposare ed hanno acceso un faro sulla Politica agricola comune (Pac) chiedendo una revisione più equa. ACLI Terra condivide e si associa alle tante denunce effettuate dalle altre associazioni agricole. Il dato preoccupante riguarda il ritardo i versamenti dei Premi Pac alle imprese agricole: esse attendono da novembre il pagamento dei fondi il cui anticipo del 68% avrebbe già dovuto essere versato.

Alla luce di ciò, per noi di Acli Terra, la maggior parte delle proteste degli agricoltori sono fondate, ma non condividiamo alcune di queste organizzate in Italia con l’intento di bloccare le persone comuni. Siamo invece favorevoli alle altre e stiamo sostenendo proteste e proposte costruttive davanti alle istituzioni competenti. Occorre agire celermente al fine di evitare la chiusura e la crisi di centinaia di aziende agricole che su questi premi hanno pianificato il proprio lavoro e fanno risplende ogni giorno le eccellenze agroalimentari del Made in Italy essendo, nel contempo, anche preziosi custodi della salute della nostra “Casa comune“.