Risoluzione Onu sulle Colonie, Israele convoca gli ambasciatori del ‘sì’

l premier israeliano -che è anche ministro degli Esteri- ha convocato per il giorno di Natale, tutti gli ambasciatori dei Paesi che hanno votato a favore della risoluzione Onu sulle colonie in Consiglio di Sicurezza. Lo scopo è manifestare loro, uno per uno, il forte disappunto di Israele.  Per la prima volta gli Stati Uniti si sono astenuti dal voto, senza porre il veto, e di fatto consentendo l’approvazione della risoluzione.

A 48 ore di distanza dalla risoluzione del Consiglio di sicurezza dell’Onu contro le colonie ebraiche in Cisgiordania, parte ufficialmente dunque la crisi diplomatica tra Israele e i Paesi che si sono espressi a favore dell’iniziativa. Il premier Benyamin Netanyahu ha ammonito il proprio governo che “Obama potrebbe avere altre sorprese” in serbo.

Cina, Russia, Francia, Gran Bretagna, Spagna, Egitto,Giappone, Ucraina, Angola e Uruguay hanno dunque sfilato davanti al premier israeliano. Coinvolto anche il rappresentante Usa Daniel Shapiro, escluso in un primo momento, secondo il ministero degli esteri, dalle convocazioni.

Netanyahu, ha definito la risoluzione “ostile e non bilanciata” e “voluta e preparata dall’amministrazione Obama”. Per questo ha fatto sapere ai propri ministri che intende cancellare un incontro già fissato con il premier inglese Therese May e – ha riferito la Radio Militare, ma mancano conferme ufficiali – ha ordinato loro di non avere contatti con gli omologhi dei Paesi del fronte del sì.

Nella forte attenzione riservata dai media israeliani alla vicenda, è apparsa anche la foto della vettura dell’ambasciatore del Senegal, convocato al ministero degli esteri, che all’uscita dall’incontro ha trovato sul parabrezza una multa per divieto di sosta.

Da parte palestinese, al contrario,  c’e’ ovviamente grande soddisfazione per il voto Onu: il presidente Abu Mazen ha sottolineato che “dall’altro ieri il mondo è unito al nostro fianco e ci sostiene”. “Quello che è successo l’altro ieri – ha spiegato – non risolve la questione palestinese, ma la definisce e offre basi legali per risolverla tra cui il fatto che le colonie sono illegali”. “Il mondo – ha concluso – sta dicendo a Israele di fare attenzione e di tornare indietro da questa politica sbagliata che non porta la pace”.