Più verdure e meno carne per preservare le riserve idriche: l’intervista alla biologa Maria Luisa Conza

L'intervista alla dottoressa Maria Luisa Conza biologa, ricercatrice, nutrizionista, direttore scientifico di Antur, azienda che si occupa di ricerca e sviluppo

Un interessante studio scientifico ha rivelato di recente una possibile correlazione tra la crisi climatica e lo spostamento dell’asse terrestre. Questa scoperta mette in luce la complessità dei cambiamenti climatici e il loro effetto sul sistema Terra. Il riscaldamento globale ha innescato l’aumento delle temperature, l’innalzamento del livello del mare e l’intensificazione dei fenomeni meteorologici estremi. Di queste conseguenze parla la dottoressa Maria Luisa Conza, biologa, ricercatrice, nutrizionista, direttore scientifico di Antur, azienda che si occupa di ricerca e sviluppo, ma anche di benessere psico-fisico dell’individuo. “Lo spostamento dell’asse terrestre può influenzare i modelli climatici regionali, provocando variazioni nella distribuzione delle precipitazioni, nella temperatura e nelle stagioni in determinate aree geografiche. Inoltre il movimento dell’asse terrestre può influenzare la durata delle giornate e delle notti in diverse regioni ed in alcune parti del mondo, provocando una variazione nella lunghezza dei periodi di luce e oscurità durante l’anno. Accanto a ciò sono da rilevare gli effetti negativi che questa condizione produce sui sistemi di navigazione, basati su coordinate geografiche”.

Si potrebbero anche verificare mutazioni nell’ecosistema? 

“Assolutamente sì! Ad esempio, potrebbero verificarsi cambiamenti nella distribuzione di specie vegetali e animali in determinate regioni”.

Dottoressa Conza, tra le pratiche dell’uomo che attentano al concetto di sostenibilità ambientale è da annoverare l‘allevamento intensivo?

“Sì. Questa pratica, sempre più comune nella produzione alimentare nel mondo moderno, ha implicazioni significative sulle risorse idriche, che richiedono una valutazione attenta e azioni mirate per garantire la sostenibilità a lungo termine. Nella fattispecie, l’allevamento intensivo richiede enormi quantità di acqua per soddisfare le esigenze degli animali, l’irrigazione dei pascoli e la pulizia delle strutture. Questo elevato utilizzo di acqua può mettere sotto pressione le risorse idriche locali, soprattutto in luoghi con risorse limitate. È cruciale adottare pratiche di gestione idrica efficienti per ridurre l’uso indiscriminato dell’acqua nell’allevamento”.

L’allevamento intensivo provoca anche l’inquinamento delle risorse idriche? 

“Certamente. I rifiuti animali, ricchi di sostanze nocive come nitrati e fosfati, possono infiltrarsi nel suolo e raggiungere le acque sotterranee o essere scaricati direttamente nei corpi idrici. Questa forma di inquinamento compromette la qualità dell’acqua, minaccia la salute umana e mette a rischio gli ecosistemi acquatici”.

Quali soluzioni suggerisce per arginare gli effetti dell’allevamento intensivo sulle risorse idriche?

“In primis sarebbe opportuno ridurre il consumo di carne nella dieta alimentare. Così si può contribuire a mitigare la pressione sulle risorse idriche, consentendo una distribuzione più equa e sostenibile dell’acqua. Scegliere alternative alimentari proteiche come le fonti vegetali, che richiedono una quantità significativamente inferiore di acqua per la produzione, aiuta a ridurre gli impatti sull’approvvigionamento idrico e promuove una dieta più sostenibile e salutare. Inoltre, una riduzione del consumo di carne può anche portare a benefici per la salute dell’uomo e la conservazione dell’ambiente, contribuendo a ridurre le emissioni di gas serra e la deforestazione associata all’allevamento intensivo”.

Che tipo di regime dietetico suggerisce in alternativa ad un’alimentazione altamente proteica? 

“È possibile limitare il consumo di carne attraverso piccoli accorgimenti ed un’alimentazione bilanciata caratterizzata da un maggiore consumo di proteine vegetali, sostituendo anche i derivati della carne come latte e formaggi con prodotti naturali quali latte e yogurt di soia, latte d’avena, eccetera. È opportuno consumare grandi quantità di verdure e frutta di stagione, frutta secca e semi.  Inoltre i cereali raffinati vanno sostituiti con quelli integrali, in quanto contengono più vitamine rispetto ai secondi mentre è tassativamente da escludere l’assunzione di alimenti altamente processati”.

Dottoressa Conza, in qualità di Direttore scientifico di Antur, quali integratori alimentari suggerisce a sostegno di una dieta a basso consumo di carne?

“Potrebbe essere utile integrare questo tipo di alimentazione con integratori omega 3-6-9, purché provenient da fonti di ottima qualità. Questi acidi grassi essenziali sono un valido alleato non solo per il mantenimento delle funzioni cognitive, ma anche per il miglioramento delle performance fisiche, promuovendo il raggiungimento di uno stato di benessere generale”.

Pubblicato sul settimanale Visto