Piano Mattei: le (possibili) ripercussioni sulla politica di casa

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Il Piano Mattei, più volte evocato dalla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, nei suoi interventi in materia di politica estera, è legge. Il 10 gennaio scorso l’Aula della Camera ha approvato il disegno di legge di conversione del decreto, “recante disposizioni urgenti per il Piano Mattei per lo sviluppo in stati del continente africano”. Ma in politica, soprattutto quando si tratta di quella estera, l’approvazione di una legge, per quanto significativa come questo piano Mattei mirato a realizzare processo di cooperazione con l’Africa, non corrisponde alla sua diretta applicazione pratica. E proprio per questo motivo domenica e lunedì è in agenda a Roma il tanto atteso, e più volte rinviato, vertice sull’attuazione del piano Mattei.

La Meloni, in questa occasione, svelerà quali saranno le linee guida, quali i settori su cui rilanciare la cooperazione tra i due continenti. Insomma, dalla teoria dovremmo passare alla pratica. Nonostante ciò la conferenza di Roma potrebbe avere forti ripercussioni sulla politica di casa, in particolare sugli equilibri della maggioranza. Perché i leader della Lega, Matteo Salvini, non avrebbe confermato la sua presenza, anche se sino all’ultimo minuto tutto può succedere. Stando ai rumors la scelta del vice premier sarebbe legata a questioni di opportunità, o si semplice tattica. Ma questo lo scopriremo solo nel fine settimana. Quanto al summit il tema centrale sarà l’immigrazione dall’Africa, con un approccio molto diverso da quello di Salvini e da quello che un tempo era anche della premier, quando la Meloni era all’opposizione, prima essere travolta dalla realtà del governo. All’iniziativa promossa dalla presidenza del Consiglio italiana saranno presenti 13 capi di Stato africani, 6 capi di governo e numerosi ministri degli Esteri oltre ai vertici dell’Unione europea. Il Piano, stando a quanto più volte ribadito dalla premier, rappresenta il punto programmatico più importante del governo, in grado “di rimuovere le cause che portano i migranti ad abbandonare la propria terra, le proprie radici culturali, la propria famiglia per cercare una vita migliore in Europa”, un “modello virtuoso di collaborazione e di crescita tra Unione Europea e nazioni africane, anche per contrastare il preoccupante dilagare del radicalismo islamista, soprattutto nell’area sub-sahariana”. La stessa Meloni ha più volte ribadito come il Piano Mattei “è forse il più significativo progetto strategico di questo governo a livello geopolitico di un’Italia che vuole tornare protagonista nel Mediterraneo”. Quello dell’Italia come hub mediterraneo è un concetto caro a tutto il governo (l’ultimo, in termini di apparizioni, è il ministro dell’Ambiente Pichetto Fratin, il quale ha detto che l’Italia è pronta a diventare l’hub del Mediterraneo in fatto di minerali critici).

Insomma, il Piano ha molte sfaccettature che partono tutte dal ruolo del Piano nel “fermare le partenze”, per usare ancora il lessico “meloniano”, ma che toccano diversi interessi, tra cui quello energetico (Italia come hub del gas nel Mediterraneo, diceva la premier a inizio 2023). In una cornice più ampia, il rinnovato slancio dell’Italia in Africa si pone anche l’obiettivo di rafforzare l’azione e l’impegno nel continente africano dell’Unione europea e del G7, presieduto nel 2024 proprio dall’Italia. Gli interessi in gioco nel delineare il Piano Mattei sono riconducibili all’impegno a promuovere la crescita e lo sviluppo del continente africano come antidoto alle cause profonde della migrazione. L’Italia può farsi promotrice di un modello innovativo che vada concretamente incontro ai bisogni di crescita economica di lungo periodo dei Paesi africani e sia in linea con i propri interessi di prosperità e sicurezza condivisa. Ciò significa innanzitutto focalizzarsi sulle energie rinnovabili e sulle materie prime critiche.