Beve acido muriatico: morto imprenditore riminese

Terribile tragedia a Rimini dove un piccolo imprenditore il 60enne Claudio Fiori, è morto tra atroci sofferenze dopo aver bevuto acido muriatico

Terribile tragedia a Rimini dove un piccolo imprenditore il 60enne Claudio Fiori, è morto tra atroci sofferenze dopo aver bevuto acido muriatico. Un gesto volontario – scrive Fanpage – probabilmente dettato dalle difficoltà dell’azienda che aveva fondato e diretto per lungo tempo e che ora stava per chiudere soffocata dalla crisi.

L’uomo è stato ritrovato martedì in preda a dolori atroci nella sede della sua azienda a Sant’Andrea in Casale, frazione nel territorio del comune di San Clemente, in provincia di Rimini. Trasportato immediatamente in ospedale, era arrivato in pronto soccorso in condizioni gravissime. All’ospedale Infermi era stato ricoverato in Rianimazione ma, nonostante le cure e gli sforzi dei sanitari, è morto poche ore dopo, nella notte tra martedì e mercoledì scorsi.

Soccorsi inutili

Come ricostruisce Il Resto del Carlino, a chiamare i soccorsi con una telefonata al 118 è stato lo stesso imprenditore, forse in un ultimo ripensamento dopo aver bevuto l’acido che gli stava corrodendo il corpo. Purtroppo però era ormai troppo tardi. Nell’ufficio dell’azienda dove di è consumata la tragedia è stata trovata la bottiglietta con l’acido ingerito ma non sono stati rinvenuti bigliettini o foglietti che spiegassero la scelta dell’uomo.

I carabinieri hanno avviato le indagini per ricostruire l’accaduto. Le difficoltà dell’azienda però non erano un mistero per nessuno. Dopo anni floridi in cui la società, specializzata nella realizzazione di quadri elettrici e impiantistica per locali pubblici, ha dato lavoro a decine di persone, da diversi mesi ormai l’attività era in crisi profonda.

Dopo la pandemia Covid e la chiusura dei locali per i quali lavorava, l’attività era drasticamente calata, tanto che aveva dovuto ricorre alla cassa integrazione per i dipendenti. Poi, i rincari delle materie prime avrebbero dato la mazzata finale tanto da indurre il sessantenne ad annunciare la chiusura completa dell’attività nel giro di qualche settimana. Infine, il gesto estremo, che nessuno è riuscito a prevedere.