Un patto sociale che aiuti trasparenza e responsabilità

Non si può certo dire che l’assemblea annuale di Confindustria sia passata inosservata; anzi l’attenzione del mondo della politica, del sociale e della economia si è moltiplicata rispetto agli anni passati. La ragione di questa ritrovata centralità, è dovuta sostanzialmente a più concomitanti ragioni: per la graffiante capacità del neo presidente di Confindustria di porre temi economici decisivi in costanza di una dialettica stucchevole, scontata, ed improduttiva tra maggioranza ed opposizione; per le incognite economiche e per la evidente incapacità del governo di indicare una direzione coerente di sviluppo, resa ancor più preoccupante da conferme giornaliere sulle scelte governative verso bonus ed assistenza; dal fuorigioco di fatto delle parti sociali dal gioco politico economico, che sperano in una azione di ‘apripista’ di Confindustria.

Insomma Bonomi si trova al centro dello scacchiere politico economico per le debolezze altrui e per le gravi incertezze che si profilano all’orizzonte. Si dovrà impostare nei prossimi tempi una finanziaria da circa 50 miliardi euro, si annuncia la messa a disposizione nel prossimo futuro di una massa enorme di miliardi dall’Europa, in costanza di pesanti sospetti sulla inesistenza di idee chiare, e della permanenza di mai esaurite velleità distributive di denari a pioggia su qualsiasi soggetto possa interessare elettoralmente.

La stessa difficoltà a sciogliere il nodo del ricorso ai vantaggiosi finanziamenti del Mes, solo perché per anni il M5S ha ripetuto essere una trappola mortale, la dice lunga sul modo di intendere la gestione dei vari e delicati fattori economici. Ecco perché ha avuto grande risonanza, ed ha rappresentato anche la sintesi del dibattito per i media, l’affermazione di Bonomi indirizzata direttamente al presidente del consiglio Conte: “Se si fallisce andremo tutti casa”; chiaramente riferendosi alle dichiarazioni di giorni fa di Conte, che nell’enfatizzare l’importanza di un impegno adeguato del governo, aveva enfaticamente asserito che il fallimento degli obiettivi equivale a mandare a casa la compagine governativa.

Ma Bonomi ha chiesto anche un patto tra Palazzo Chigi e parti sociali, che prontamente Conte ha confermato. Certamente un patto potrà essere cosa utile, ma lo potrà essere soprattutto come elemento di trasparenza pubblica per fare meglio. Ma quello che dovrà essere davvero chiarito è che è definitivamente finita la stagione della ricerca spasmodica del consenso elettorale, per dare vita davvero all’epoca in cui ci si occupa delle sorti del paese da tempo appeso ad un filo di sostegno diventato sempre più esile.