L’umano non è il centro del Creato, ma ne è responsabile

Secondo un ormai famoso effetto scoperto dalla fisica nella seconda metà del XX secolo, basta il minuscolo battito d’ali di una farfalla, un piccolo evento avvenuto nel “qui” ed “ora”, per innescare una serie di reazioni imprevedibili con effetti enormi in altri tempi e in altri luoghi. Ogni singolo cambiamento, ogni singola azione di ciascun essere vivente possiede prima o poi la capacità di ripercuotersi all’interno della complessità del Creato. D’altronde, è possibile pensare al minuscolo movimento di una cellula che, posta in moto da una libera intenzione umana, ha permesso la nostra esistenza all’interno del sistema del Creato e ha aperto una nuova ed originale dimensione nella quale, una volta cresciuti, forti e consapevoli della nostra possibilità di scelta, liberamente ci muoviamo, e agiamo, e influenziamo il futuro svolgersi delle cose. Una dimensione, questa, capace di proiettarsi al di là della personale capacità di controllo e di previsione. Infatti, se noi moriamo, la nostra eredità ci supera e perdura nel tempo, modificando in positivo o in negativo l’ambiente che ci ha circondati. 

Ciò vale per ogni essere umano che, liberamente, agisce. Agendo, dà vita ad una infinita gamma di possibilità che si incontra con le gamme aperte dall’agire degli altri esseri umani. Questa rete di (inter-) relazioni che va a crearsi, questa miriade di interpretazioni sempre vecchie e sempre nuove, di decisioni, di atti, di intenzioni buone e cattive che si intrecciano in una danza sempre creativa all’interno del tempo; questo crogiuolo di possibilità, capaci di generare ulteriori possibilità, ha inizio con il più piccolo movimento di un atomo, continua attraverso le complesse strutture dei corpi viventi e non, si slancia verso i sistemi solari che popolano la Via Lattea e ancora si espande all’interno dell’intero Universo, sino a rasentare e a sfiorare l’intenzione di Amore che ne è stata creatrice. Tale enorme sistema dunque parla, sussurrando nel piccolo, di un Oltre che, in quanto Oltre, esula dal sistema stesso, lasciandolo aperto – secondo le parole di papa Francesco – verso quel Qualcosa che lo trascende: «Tutto è connesso» (Laudato Si’, passo 117). Tutti noi allora, in quanto capaci di influenzare in maniera positiva o negativa ciò che ci circonda, andando anche al di là delle nostre personali intenzioni, possediamo una responsabilità – parola che ormai viene subito legata a fenomeni di stress, di ansia, di pesantezza e che, di conseguenza, tende ad essere eliminata dalla vita quotidiana – nei confronti di questo «sistema aperto» e di tutti gli elementi che lo compongono: le persone con le quali condividiamo la maggior parte del tempo, gli amici, gli animali, l’ambiente. Come una carezza può orientare una persona verso il bene proprio e altrui, così lo svolgersi delle fondamentali forze fisiche ha permesso l’evolversi del Creato a partire da un minuscolo, densissimo punto; come una parola sgarbata, pronunciata nel momento sbagliato, può uccidere un rapporto di amicizia e di stima, così un gesto non lungimirante nei confronti dell’ambiente può determinarne l’inquinamento. Per quanto insignificante possa sembrare, da ciò che, ai nostri occhi, potrebbe apparire piccolo, in realtà nasce ciò che è grande e ciò che è grande presuppone a sua volta la presenza di un piccolo che l’ha reso possibile. Il grande allora non deve disdegnare il piccolo, poiché senza il piccolo non potrebbe esserci. Anzi: il grande deve sentirsi in qualche modo chiamato a preservare, Coltivare e Custodire il piccolo, affinché quest’ultimo possa nuovamente svilupparsi dando vita al grande. Come scrive l’evangelista Luca: «chi è fedele nel poco, è fedele anche nel molto; e chi è disonesto nel poco, è disonesto anche nel molto».

Le brevi riflessioni sono state elaborate su iniziativa della Pastorale Giovanile della Diocesi di Grosseto e, in particolare, su invito di don Stefano Papini, che ha suggerito i passi della Laudato Si’ ai quali le riflessioni si riferiscono.

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