Renzi al Messaggero: “Voglio rivoluzionare il welfare con il lavoro di cittadinanza”

“Sto girando e continuerò a farlo. Ora che mi sono dimesso da tutto sono un uomo libero. Sono stato a San Francisco ma anche a Scampia e lunedì andrò a Cernusco sul Naviglio”. Lo ha detto l’ex premier Matteo Renzi in un colloquio in apertura del Messaggero di ritorno dal suo viaggio in California, dove dice di aver “preso appunti” per il 10, 11 e 12 marzo quando al Lingotto “apriremo i cantieri sul programma: Il Pd deve far notizia per le cose che propone e noi di idee ne abbiamo tante, ma siamo aperti al contributo di tutti”.

Tre giorni nella East Cost con Marco Carrai e Giuliano da Empoli dove l’ex presidente del Consiglio dei ministri ha incontrato Tim Cook (amministratore delegato di Apple), i professori della Stanford university e della Berkeley university insieme ad Enrico Moretti, autore di un libro, “La nuova geografia del lavoro” (Feltrinelli, 2012) divenuto negli Usa la bibbia per capire come la tecnologia cambia il mercato del lavoro e riduce l’occupazione.

Renzi, intervistato dal giornalista Marco Conti, ha difeso il Jobs Act e “tutti i tre anni di grandi passi avanti”, ma resta da rispondere alla questione di fondo: come sostenere un sistema di protezione fuori dal processo di innovazione. “Fermare il progresso e la tecnologia o pensare di rallentare è assurdo. Le invenzioni, dalla stampa all’automobile, hanno avuto sempre ricadute sociali. Compito della politica è ora affrontare i problemi che derivano dalla rivoluzione digitale e i costi in termini di perdita di posti di lavoro”.

Ma, ha aggiunto, “contesto la risposta grillina al problema. Garantire uno stipendio a tutti non risponde all’articolo 1 della nostra Costituzione che parla di lavoro non di stipendio. Il lavoro non è solo stipendio, ma anche dignità. I reddito di cittadinanza nega il primo articolo della nostra Costituzione”, invece “serve un lavoro di cittadinanza”. Renzi riapre poi il capitolo web tax: “Dobbiamo intervenire, ma non possiamo farlo da soli, aspettiamo dall’Europa e dall’Ocse una proposta che possiamo condividere insieme senza creare nuovi squilibri”.