Atletica, nuovi sistemi antidoping: record europei in bilico, a rischio anche quello di Mennea

Comunque vada a finire la diatriba in corso, quella di Pietro Mennea alle Universiadi di Città del Messico resterà un’impresa da leggenda. Quel record (unico detenuto da un italiano in una gara olimpica) di 19”72 ottenuto nei 200 metri piani il 12 settembre del 1979, però, corre un serio rischio: quello di essere cancellato dall’albo d’oro dell’atletica leggera. Una decisione choc qualora venisse effettivamente presa, discussa in queste ore dalla European athletic association, la Federazione europea dell’atletica leggera e che, successivamente, passerà al vaglio della Iaaf. L’intento è di abbattere i record macchiati da doping annullando praticamente tutti quelli ottenuti finora, qualora non rispettino i nuovi criteri antidoping che verranno adottati di qui a breve. L’obiettivo, infatti, è prevenire il verificarsi di circostanze come quella recentissima che ha visto coinvolto il velocista Nesta Carter e, assieme a lui, la squadra giamaicana che conquistò l’oro a Pechino 2008 (Bolt compreso), applicando controlli estremamente più severi prima, durante e dopo le competizioni, anche in largo anticipo o dopo diversi anni.

Coe: “Direzione giusta”

L’applicazione delle misure restrittive, però, coinciderebbe con la rivisitazione secondo i nuovi criteri di tutti i record europei stabiliti fin qui, come spiegato anche dal presidente Iaaf, Sebastian Coe, in accordo con tale soluzione: “Sono favorevole perché indica che chi governa questo sport ha messo in essere controlli più severi e precisi di quanto non accadesse 15 o persino 10 anni fa”. Il problema, resterebbe il confronto con gli atleti che ci andrebbero di mezzo: “Ci saranno alcuni di loro, attualmente detentori di record, che penseranno che stiamo riscrivendo la storia togliendogli qualcosa che sentono loro, ma penso che questo sia un passo nella giusta direzione, se organizzato e messo in atto nei modi giusti. Ci potrà ridare credibilità”.

Le reazioni dell’atletica

Paula Radcliffe, classe 1973, il suo primato lo ha stabilito nel 2003, a Londra, facendo registrare il tempo record di 2h15’25” nella maratona. Ed è proprio lei a manifestare, twittando, tutto il risentimento degli atleti puliti: “Sono scelte da codardi. Mi sento colpita duramente e penso che questo danneggi la mia reputazione e la mia dignità. Ancora una volta chi comanda ha tradito gli atleti puliti. I cambiamenti sono eccessivi e non farebbero altro che confondere le idee al pubblico”. Sulla stessa lunghezza d’onda anche la campionessa di eptathlon, Carolina Klüft, recordwoman europea a Osaka, nel 2007: “Troverei disgustoso l’essere privata del mio record, essendo io completamente pulita”.

 

Foto: Pietromennea.it