Back to school: come l’omeopatia aiuta il rientro a scuola

L'intervista alla dott.ssa Maria Enrica Quirico, pediatra e autrice di "Rimedi naturali per la mamma e il suo bambino. Cure omeopatiche e fiori di Bach dalla gravidanza alla prima infanzia" (Ed. LSWR)

A sinistra: Maria Enrica Quirico. A destra, dei libri. Foto di Kimberly Farmer su Unsplash

Continua l’appuntamento con medici che ci spiegano come l’omeopatia possa migliorare il benessere e la salute delle persone. Stavolta è con noi la dottoressa Maria Enrica Quirico, pediatra e autrice di Rimedi naturali per la mamma e il suo bambino. Cure omeopatiche e fiori di Bach dalla gravidanza alla prima infanzia (edizioni LSWR). Con lei parliamo di come aiutare le difese immunitarie in vista del ritorno a scuola, ma anche in previsione dell’arrivo di una stagione meno calda.

Come possono dialogare omeopatia e ritorno alla scuola, il cosiddetto back to school?

“L’importanza dell’omeopatia su questo argomento è molto più grande di quello che potrebbe sembrare. Quando parliamo di “back to school” intendiamo non solo il ritorno sui banchi, magari per la prima volta in assoluto e così via, ma anche problematiche di tipo psicologico (la preoccupazione per una scuola nuova da parte dei bambini)  e patologico (le malattie). Non dimentichiamo poi che il back to school non coinvolge solo i bambini, ma anche i genitori. L’anno scorso, in cui non sapevamo ancora come sarebbe stato l’inverno dopo la pandemia, avevo condotto un webinar dedicato a bambini e genitori. La domanda era: come possiamo muoverci in previsione di quello che sarà un lungo anno problematico? Quest’anno il discorso di fondo non cambia: aiutare  i genitori ad accettare sia la fine delle vacanze all’aria aperta, quando i bambini che praticamente non si ammalavano mai sia il ritorno in una situazione in cui i loro bambini si troveranno di nuovo in ambienti chiusi, ancora con poche difese immunitarie”.

Quindi il ruolo dei genitori è importante, in questo scenario? Quali rimedi consiglierebbe come omeopata?

“Importante soprattutto dal punto di vista psicologico. Per quanto riguarda i rimedi, questi possono essere diversi a seconda della necessità, ma soprattutto della personalità. Non ci possono essere rimedi uguali per tutti. A seconda di quella che è la situazione di ogni nucleo familiare, a seconda di quella che è la situazione di tranquillità di ciascun bambino, dovremo dare farmaci specifici. Compito di noi medici è stare al fianco dei genitori che devono essere pronti, dopo le vacanze, sia a riprendere l’attività lavorativa con serenità sia a gestire bambini che iniziano o riprendono la scuola. Sappiamo benissimo, e anche questo ce lo dice l’omeopatia, che se siamo sereni noi, le nostre difese immunitarie vanno a mille e di riflesso riusciamo a far star meglio i nostri figli”.

Ci sono bambini che quest’anno inizieranno il loro primo anno di scuola. Quali consigli?

“Immaginiamo un bambino che affronta per la prima volta la scolarità e magari è molto attaccato al genitore: si trova alle prese per la prima volta con una forte separazione. In questo caso può essere d’aiuto un farmaco tipo pulsatilla: non tanto per aumentare le difese immunitarie, quanto perché in quel momento aiuta il bambino a essere più sereno. Potrà affrontare le prime prove scolastiche con un sistema immunitario equilibrato. Il natrum muriaticum o l’ignatia invece possono essere d’aiuto a un bambino che sta vivendo una situazione di cambiamento (dalle elementari alle medie) o che è molto timido, o ha molta paura, o ha un’ansia da prestazione, oppure accusa mal di pancia o mal di testa ogni volta che deve andare a scuola”.

Questi alcuni degli aiuti che possono essere dati ai bambini?

“Sono solo alcuni di quelli che possiamo dare loro come rinforzo psicologico. Ma dobbiamo anche pensare al sostegno delle risorse immunitarie in generale. Penso a farmaci che utilizzo costantemente, non solo per il back to school. Per esempio l’anas barbariae, che ha un principio attivo eccezionale che mette in allerta l’organismo prima ancora o proprio nel momento stesso in cui esso è aggredito da un virus o un battere. Questo tipo di farmaci fa sì che tutto il sistema immunitario prenda coscienza della situazione d’allarme e metta in atto ogni difesa immunitaria per impedire l’ingresso del virus. Questo è importante non solo nella fase acuta, ma anche soprattutto nella fase di prevenzione, come anche l’echinacea in formulazione omeopatica. Nel mio libro consiglio questi farmaci omeopatici proprio per i primi incontri con il virus, che spesso coincidono con l’ingresso nella scolarità dei bambini piccolissimi”.

In sintesi, cosa fanno i farmaci omeopatici in questo contesto?

“Anche il bambino che abbia passato l’estate senza mai ammalarsi, quando si trova in una situazione molto affollata, passa tante ore al giorno in ambienti chiusi si può ammalare, com’è normale  che succeda. Una cosa secondo me importantissima da  sottolineare è che i farmaci omeopatici non vanno mai a bloccare o eliminare o combattere il virus, ma vanno a stimolare le difese immunitarie, le catene di difesa ai vari livelli dell’organismo del bambino. È così che l’organismo mette in atto tutte le sue tattiche per eliminare quella che è la situazione dannosa in quel momento”.

L’abbiamo detto all’inizio, ma è utile approfondire: oltre che dal punto fisico, l’omeopatia può agire anche da quello psicologico?

“Sì. Un altro esempio ci aiuterà a capire. I farmaci omeopatici possono integrare eventuali carenze alimentari. Mi spiego. Ci sono bambini che mangiano poco o male o che non fanno proprio colazione, quindi arrivano magari all’asilo o scuola senza aver mangiato… è quasi scontato che questo bambino, rispetto a un altro che invece ha un’alimentazione corretta, corra molti più rischi di ammalarsi. In questi casi il medico deve individuare, attraverso una visita e un interrogatorio molto approfonditi, quali siano le motivazioni, quale sia il carattere di questo bambino, quale il suo modo di ragionare, le sue paure. Tutto questo per andare a individuare il farmaco che può sbloccare questa situazione”.

Perché i bambini di cui stiamo parlando non mangiano o mangiano poco, in base alla sua esperienza?

«I bambini, dopo l’arrivo di un fratellino o di una sorellina, hanno un po’ di gelosia, temono di perdere l’affetto e l’attenzione dei genitori. È normale. I bambini del mio esempio usano la leva del mangiare come reazione. Altri bambini invece non mangiano perché si sono ammalati frequentemente, quindi hanno bisogno di disintossicarsi dai farmaci, oppure perché passano troppe ore lontano da casa ed è il loro modo per attirare la nostra attenzione».

Quale può essere una gestione preventiva di malattie che conosciamo già, nel bambino?

“Un bambino allergico che inizia l’asilo e comincia ad avere crisi asmatiche o riniti allergiche avrà bisogno di farmaci omeopatici o metodi preventivi che possano aiutarlo a rendere più stabili i mastociti, a ridurre la liberazione di istamine. In questo caso può essere d’aiuto l’histaminum o l’arsenicum album, se è un bambino che va in crisi di asma notturna. Quelli che sto facendo sono solo esempi, non devono mai essere considerate come indicazioni specifiche. Ogni paziente è un mondo a sé”.

Un termine che compare in questo quadro è “terapia del terreno”. Cosa significa?

“In parole semplici, andare a rafforzare gli organi sensibili. Un bambino che soffre di ipertrofia tonsillare, ipertrofia adenoidea, quindi che ha sempre le adenoidi gonfie e di notte respira male, con la bocca aperta, può trovare aiuto in farmaci omeopatici di base (euphorbia resinifera o agraphis nutans, baryta carbonica o silicea) che lo aiutino proprio a ridurre le dimensioni per esempio di tonsille e adenoidi”.

In conclusione, e uscendo dal discorso del “back to school”, l’omeopatia può aiutare a i genitori a leggere  meglio lo stato di salute del bambino? Non stiamo parlando di automedicazione, ovviamente, ma di “decifrare” meglio la stato di salute dei figli.

“Dando loro le giuste informazioni o meglio aiutandoli a leggere e capire bene i sintomi quando ancora il bambino sta bene, i genitori possono imparare a capire se un sintomo è preoccupante e se invece è solo un segnale che ci dice che il bambino, il suo organismo, si sta difendendo da una malattia. Questo tipo di visione può suggerire quando e come intervenire, quando dare l’antipiretico e quando no. Se un bambino ha 39 di febbre, però è vivace, reattivo, balla e canta, possiamo andare di belladonna o di aconitum, aspettando a dare il paracetamolo, vedendo come si evolve la situazione”.

Pubblicato sul settimanale Visto