Parker solar probe in volo verso il sole

C'è voluto più tempo del previsto ma, alla fine, la sonda della Nasa Parker solar probe ha lasciato l'orbita terrestre per iniziare il suo viaggio verso il sole, toccando la distanza recordi di 6 milioni di chilometri. Nella notte, sono stati superati i problemi di natura tecnica riscontrati nella giornata di ieri, i quali avevano costretto a posticipare il lancio della sonda di quasi 24 ore. Parker solar probe è partita da Cape Canaveral alle 9.33 (ora italiana), pronta per studiare la superficie solare e fornire agli scienziati terrestri informazioni di prima mano sulle tempeste solari e sui loro possibili effetti sulla Terra. Mai nessun oggetto costruito dall'uomo era stato progettato per avvicinarsi tanto alla corona della nostra stella, dove le temperature raggiungono quasi due milioni di gradi.

Velocità supersonica

Mai come in questo, l'espressione “veloce come un razzo” sembra calzare a pennello: la sonda della Nasa, infatti, viaggerà alla velocità supersonica di 690 mila chilometri all'ora, circa 200 al secondo, polverizzando il record della sonda Juno attualmente in orbita attorno a Giove. Dall'agenzia spaziale americana hanno fatto sapere che il razzo trimotore Delta IV Heavy è stato lanciato con un'energia circa 55 volte superiore a quella che occorrre per raggiungere marte, circostanza resa necessaria dalla velocità piuttosto elevata con la quale la Terra ruota attorno al sole. La sonda “toccherà” il pianeta Venere a settembre, per poi raggiungere il perielio due mesi dopo: il programma prevede un moto di rivoluzione ogni 88 giorni per 24 volte, con conclusione prevista a giugno 2025 (ma con possibilità di prolungamento).

La missione

Come spiegato dall'astrofisico italiano Carlo Velli all'Ansa, i primi dati arriveranno a dicembre e, da essi, sarà già possibile avere un primo quadro relativo “alla struttura del vento solare e le origini dei vari tipi di getti supersonici, che viaggiano a velocità tra i 300 e gli 800 chilometri al secondo”. L'obiettivo è osservare, attraverso quattro differenti set di strumentazioni, “l'origine del riscaldamento e dell'accelerazione del vento solare e delle particelle energetiche associate alle tempeste magnetiche solari”. Per proteggere Parker dal calore immenso generato dalla stella, sono stati predisposti due pannelli di carbonio contententi una sorta di schiuma dello stesso materiale che avrà il compito di schermare le ondate di fuoco aiutati dalla bassa atmosfera. Perché funzionino, è necessario che restino sempre rivolti verso la superficie solare. Al termine della missione, ha concluso Velli, “quando il carburante che tiene allineato lo scudo terminerà, la sonda si ribalterà, lo scudo non proteggerà più gli strumenti e Parker solar probe finirà come Icaro”.