Consentire agli anziani di essere protagonisti del nostro tempo

La solitudine è una compagna dolorosa di tante persone, in particolar modo delle più anziane, e ha un riverbero molto profondo sulla salute fisica e psicologica di chi la subisce. In particolare, in Italia, secondo le statistiche più recenti, ci sono più di tredici milioni di persone rientranti nella fascia di età over 65 e questo fattore, insieme ad altre fragilità di tipo fisico e sociale, in alcuni casi ha incentivato la loro solitudine.

Le persone più in là con gli anni rappresentano un grande patrimonio di valori, fondamentale e irrinunciabile per la crescita delle giovani generazioni e per ogni comunità del Paese. Quindi, alla luce di questo assioma, occorre che, le istituzioni, la società civile e il mondo dell’associazionismo, si impegnino per creare delle reti sociali dove gli anziani possano avere tutto il sostegno necessario e, nello stesso tempo, esprimere le proprie potenzialità. In questo processo il dialogo intergenerazionale assume una grande importanza. Giovani e meno giovani devono potersi confrontare al fine di generare un arricchimento morale e umano collettivo per la società nella sua interezza. Papa Francesco, in un suo discorso di qualche tempo fa, ci ha ricordato che a vecchiaia, in realtà, è un dono “per tutte le età della vita”. Questo è lo spirito che, quando si parla della cosiddetta “terza età”, deve permanere in ognuno di noi. In altre parole, la famiglia umana nella sua totalità, per dirsi tale, deve consentire agli anziani, con il loro inestimabile bagaglio esperienziale, di essere protagonisti del nostro tempo.