Presunti brogli, Trump scioglie la Commissione

Si chiude, per ora, il lavoro della Commissione incaricata da Donald Trump di indagare sulle presunte frodi elettorali verificatesi durante le presidenziali dello scorso anno, al termine delle quali il dislivello di tre milioni di voti tra il Tycoon e la candidata democratica, Hillary Clinton, aveva segnato un ampio consenso del voto popolare per l'ex first lady. Alla questione, Trump aveva dato una spiegazione, richiamando l'attenzione su brogli di massa che si sarebbero verificati al fine di determinare un risultato così netto in favore di Clinton: manovre nell'ombra che, però, non sono finora mai state provate nonostante il lavoro della Commissione. Anche questo il presidente ha provato a spiegare, parlando del rifiuto di numerosi Stati a fornire i dati che sarebbero serviti agli inquirenti per determinare se, realmente, vi fossero state frodi al momento del conteggio.

La mancanza di prove

Pur sciolta la Commissione, dalla Casa Bianca hanno nuovamente parlato di “sostanziale evidenza di frodi elettorali” affermando che, nonostante questo, “molti Stati si sono rifiutati di fornire alla commissione presidenziale sull'integrità delle elezioni informazioni elementari rilevanti per la sua indagine. Piuttosto che farsi coinvolgere in battaglie legali senza fine a spese dei contribuenti, il presidente Trump ha firmato un ordine esecutivo per sciogliere la Commissione, e ha chiesto al dipartimento della sicurezza nazionale di esaminare questi problemi e determinare il corso delle prossime azioni”. Il che, in sostanza, potrebbe significare una chiusura della vicenda, anche considerando che le affermazioni di Trump sul voto popolare non abbiano, finora, avuto a disposizione nessuna conferma, né tantomeno una prova.

La vicenda

Già all'indomani del voto, nel novembre 2016, il neoeletto presidente aveva lanciato il sasso sostenendo che, se non vi fossero stati brogli elettorali, avrebbe ottenuto anche il voto popolare. Un'uscita che, certamente, aveva suscitato qualche sorpresa non tanto per l'affermazione in sé, quanto per il curioso fatto che, a farla, era stato il candidato vincitore. La sua campagna, anche in quell'occasione, Trump l'aveva fatta via Twitter, facendo peraltro in un post i nomi di alcuni Stati: “Gravi brogli in Virginia, New Hampshire e California, perchè i media non ne scrivono? Grave pregiudizio, grande problema!”. La questione, però, non è mai andata oltre le semplici affermazioni e le stesse parole di Trump erano state pronunciate senza essere supportate da basi evidenti (o quantomeno esplicate) né da elementi a supporto. Ora la decisione di smantellare una Commissione controversa che, fino a questo momento, non aveva ottenuto alcun risultato.