Indonesia, la Caritas Ambrosiana al fianco della popolazione indigena

L'intervista di Interris.it a Matteo Amigoni che spiega il progetto della Caritas Ambrosiana nell'isola del Borneo, in Indonesia

foresta - amigoni
A sinistra la popolazione indigena del villaggio Bangkalan Dayak. A destra Matteo Amigoni. Foto: Caritas Ambrosiana

Per alcune popolazioni l’accesso all’acqua potabile è particolarmente limitato e a risentirne sono anche le condizioni igienico sanitarie. É il caso di alcune popolazioni indigene presenti a Bangkalan Dayak, nell’isola del Borneo, in Indonesia, una delle isole più grandi del mondo e cuore naturale del sud est asiatico In questo luogo, alquanto affasciante, sono ben visibili gli effetti del cambiamento climatico che tra le altre cose causa anche il fenomeno della deforestazione.

L’intervista

Interris.it ne ha parlato con Matteo Amigoni, responsabile del Medio Oriente, Nordafrica e Asia della Caritas Ambrosiana che ha spiegato il progetto “Pozzi di acqua pulita per gli indigeni del Borneo”.

Matteo, come vivono queste popolazioni?

“In un modo molto precario e in una condizione di massima povertà. Si tratta di indigeni che vivono in mezzo al bosco e che ogni giorno assistono con i loro occhi alla deforestazione e alla conseguente perdita di biodiversità. Inoltre, piano piano la cultura indigena locale si sta sgretolando e molto spesso queste persone sono vittime di discriminazioni, tanto che per loro risulta difficile anche trovare un lavoro”.

In che cosa consiste l’iniziativa?

“L’obiettivo finale è la costruzione di tre pozzi con acqua pulita. Ad oggi, bisogna sistemare un pozzo per recuperare una falda acquifera un pò più in basso perché quella che c’è è molto inquinata e per cui non è utilizzabile. L’acqua che recupereremo non sarà potabile, ma permetterà comunque un salto di qualità nella vita di questa comunità che comprende una cinquanta di famiglie”.

Un altro problema sono i bagni che ad oggi non ci sono. Ne prevedete la costruzione??

“Sì e anche questo rappresenta un grande passo in avanti. Ad oggi i bagni sono a cielo aperto, in mezzo alla foresta. La loro edificazione significa poter donare agli abitanti delle tre frazioni una sorta di privacy e quella dignità che tutti gli uomini del mondo meritano di avere”.

L’iniziativa è molto ambiziosa. Che valore ha?

“Questo progetto va oltre alla semplice opera idraulica e al miglioramento della salute della popolazione. Siamo infatti mossi dalla forte volontà di avviare un processo e un rafforzamento reale delle capacità della comunità che verrà coinvolta nei lavori. Per fare ciò è fondamentale che i diritti della popolazioni vengano sempre ascoltati e rispettati”. 

Chi si occuperà della manodopera?

“Si tratta di un lavoro che la caritas ambrosiana ha deciso di svolgere insieme alla comunità locale. A costruire i pozzi e i bagni saranno dei carpentieri locali, coadiuvati da delle persone del luogo che per l’occasione verranno formate, in quanto è indispensabile acquisire le competenze necessarie. Questa scelta è nata dalla forte volontà di coinvolgere la comunità e responsabilizzarla anche in previsione della futura manutenzione di queste opere”.

Cosa significa poter accedere a una condizione igienico-sanitaria migliore?

“Senza dubbio vi è un miglioramento della qualità di vita. In secondo luogo poi, se per esempio si pensa ai bambini, entra in gioco anche la dignità di poter andare a scuola con dei vestiti puliti e igienicamente in ordine. Anche questo aspetto che potrebbe sembrare banale, in realtà è un passaggio molto importante nello stesso processo di educazione”.