Intelligenza artificiale: i chip più veloci che cambiano la vita

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Passi la maggior parte del tuo tempo a mandare messaggi, ma nella fretta li riempi di errori? Il tuo sogno è quello di salire a bordo di un'auto che si guida da sola, per stressarti meno quando sei nel traffico? Hai paura che i dati che lasci in Rete non siano al sicuro? Se ti ritrovi in una di queste situazioni, sappi che per ognuna di esse qualcuno sta sviluppando un processore che consenta all'Intelligenza artificiale di entrare sempre di più nella tua vita quotidiana. È infatti un mercato, quello delle tecnologie d'avanguardia per sviluppare e potenziare gli algoritmi che sono dietro l'Artificial intelligence (Ai), che muove grandi quantità di capitali.

Vedere lontano

Scrive infatti la testata di settore Wired, le stime fatte dalla società Markets & Markets dicono che il business dell'Intelligenza artificiale ha un tasso di crescita del 25% e che potrebbe raggiungere quota 190 miliardi entro il 2025. L'Europa oggi non gioca un ruolo di primo piano nel settore, le due superpotenze che si spartiscono le maggiori fette di questa torta di investimenti e guadagni sono gli Stati Uniti d'America e la Cina. Quest'ultima, patria di colossi della tecnologia come Huawei che insidiano sempre di più i rivali a stelle strisce, secondo gli analisti – citati da Wired – punta a raggiungere la prima al mondo nell'Intelligenza artificiale entro il 2030, così ha già stanziato 16 miliardi di dollari per gli investimenti. Uno dei punti di forza della Cina rispetto ai concorrenti occidentali è, secondo gli esperti, la capacità di lavorare su piani economici precisi e di lunga durata con un chiaro obiettivo e una chiara visione in mente di ciò che mondo dell'Ai può offrire. Per capire meglio cosa hanno preparato negli ultimi tempi alcune delle maggiori società del mondo, possono aiutare due esempi. 

Raggiungere il…Nervana

Ha un nome a metà tra una località rurale americana sperduta e il mistico, il nuovo processore della Intel che – come ha spiegato a La Stampa il manager dell'azienda Oren Gershon – contribuirà, tra le altre cose, a rendere la pubblicità sui social network sempre più su di misura degli utenti e senza errori i nostri messaggini. Si chiama Spring Hill Nervana il nuovo chip dell'azienda statunitense ed è già in uso su Facebook, per portare la personalizzazione dei messaggi pubblicitari oltre il nostro gusto o il nostro bisogno, fino ad essere in linea con le tracce di stati d'animo che lasciamo disseminate sulla nostra bacheca. Ma può avere notevoli usi anche in altri ambiti della nostra quotidianità, affinando l'elaborazione del linguaggio naturale di applicazioni come gli assistenti vocali. Oppure elevando le capacità del suggeritore automatico del cellulare fino al punto che invece di completare un singolo vocabolo, può suggerire intere frasi.

“Il chip più potente del mondo”

Se abbiamo preso una singola creazione americana, spostandoci dall'altra parte dell'Oceano Pacifico ne vedremo due, entrambe della stessa azienda. Huawei il 23 agosto scorso ha lanciato infatti un chip per sviluppare sistemi di intelligenza artificiale, Ascend 910, e la piattaforma Mindspore. Il processore, che l'azienda cinese ha definito il più potente di sempre, scrive Il Sole 24 Ore, potrà far realizzare presto il sogno di chi vuole viaggiare su un'auto a guida autonoma. Ascend 910 infatti, che secondo  i suoi creatori – scrive Wired –  sarà più potente, più economico e meno dispendioso della concorrenza, capace di consumare meno di quanto previsto in fase di progettazione (310 watt invece di 350), sarà usato per una vasta serie scenari futuri, tra cui probabilmente quello della produzione delle componenti delle self driving car. 

La piattaforma

Anche la seconda “creatura” dell'azienda di Shenzen, la piattaforma che darà vita e linfa alle nuove applicazioni che apriranno future strade all'Ai, avrà diversi campi di utilizzo. Nell'edge computing, per esempio, all'interno del vasto mondo del cloud computing. I cloud sono delle architetture dove vengono inserite le informazioni per elaborarle. Si tratta di strutture informatiche centralizzate dove convergono i dati da una rete di server. Con l'edge computing, che significa “elaborazione ai margini” come scrive Business insider, l'elaborazione dei dati non si fa più al centro di questo rete, ma nello stesso luogo – server – dove i dati vengono prodotti. Un modo più veloce di lavorare che evita inoltre l'accumulo di informazioni in un'unica “nuvola”. Qui entra il gioco il tema della privacy di questi dati e informazioni, che devono essere protette da attacchi esterni. Scrive sempre il Sole che Mindspore, secondo i suoi inventori, tutela la privacy degli utenti perché tratterebbe solo “informazioni e dati già processati” dal server. Entrare con un proprio prodotto nell'uso dell'edge computing è fondamentale, perché si tratta di un settore in espansione in ambiti come quello ospedaliero, per avere sotto controllo i pazienti in ogni momento, e quello dell'apprendimento scolastico. Dovremo preparci quindi a leggere e capire un po' di cinese mandarino, prima di andare al pronto soccorso o salire a bordo di una futuristica vettura che si guida da sola?

Un monito necessario

Va da sé che qualsiasi accostamento a tecnologie futuristiche, per quanto affascinante, debba essere filtrato attraverso una chiave di lettura che tenga ben presente la distanza che intercorre fra l'intelletto e l'etica dell'uomo e l'ausilio di ciò che umano non è: “Gli automatismi funzionali rimangono qualitativamente distanti dalle prerogative umane del sapere e dell’agire – aveva detto Papa Francesco ai partecipanti all'assemblea della Pontificia Accademia per la Vita lo scorso febbraio -. E pertanto possono diventare socialmente pericolosi. È del resto già reale il rischio che l’uomo venga tecnologizzato, invece che la tecnica umanizzata: a cosiddette 'macchine intelligenti' vengono frettolosamente attribuite capacità che sono propriamente umane”. Un monito volto a ricordare la centralità dell'uomo anche in un contesto socio-culturale che favorisce uno sviluppo pressoché continuo delle nuove tecnologie, così da scongiurare il rischio di un sopravvento della realtà digitale, laddove le scelte devono essere affidate alla capacità di discernimento propria dell'essere umano.