La nascita della Protezione Civile: Alfredino, Pertini e il trauma collettivo di 40 anni fa

Nel 40° anniversario della tragedia di Vermicino, una miniserie ricostruisce una pagina dolorosa della storia italiana. La decisione del presidente della Repubblica

Alfredino

Sandro Pertini al pozzo artesiano in cui i soccorritori per tre giorni si prodigarono invano per salvare Alfredino. E’ un’immagine indelebile nella mente di generazioni di italiani. Nelle chiese tanti studenti delle scuole elementari furono accompagnati a pregare per il loro coetaneo di Vermicino.  Ora al bambino di 6 anni caduto in una voragine di 60 metri viene dedicata, 40 anni dopo, una miniserie. Alfredino

In pandemia

Il Centro Alfredo Rampi “svolge tantissime attività. Rivolte a vari target d’età. Abbiamo costruito psicologie e tecniche. Per parlare con ragazzi e prepararci a soccorrere– osserva la presidente Rita Di Iorio-. Ma nel Paese manca ancora una diffusa cultura della sicurezza”. Tante cose “sono state fatte da quegli anni segnati da eventi collettivi e traumatici“, evidenzia Fabrizio Curcio. Capo del Dipartimento della Protezione Civile. “I sismi e fatti come quello di Alfredino hanno fatto comprendere il bisogno di una struttura di intervento nelle emergenze- sottolinea Curcio-. Ci sono stati interpreti di quel bisogno. Come il presidente della repubblica Sandro Pertini. E una mamma coraggiosa come Franca Rampi. Che ha trovato la forza di dare una spinta al Paese“.

Competenza e capacità

Pertini, infatti, raccolse l’appello della mamma di Alfredino, Franca Rampi. Che denunciò subito la disorganizzazione e la confusione dei soccorsi. E il capo dello Stato le disse: “Signora, per lei ho creato un ministero. Quello della Protezione Civile. Che prima non esisteva”. E vi mise alla guida una “persona competente e capace“. Cioè Franco Zamberletti. Commissario fino all’anno prima per il terremoto dell’Irpinia. Oggi nel contrasto alla Protezione civile ha un ruolo fondamentale.Alfredino

Il dramma di Alfredino

Ripercorrere la tragica vicenda del 1981 a Vermicino. In un racconto di fiction. Un compito non facile che il regista Marco Pontecorvo ha accettato. “Dopo 40 anni ho avvertito il bisogno di riaffrontare quella storia. E’ una ferita aperta per tutti. Anche per me che allora avevo 14 anni. Ho pensato fosse molto interessante cercare di ripercorrere quei fatti. Con questa distanza. Anche dando uno sguardo su quell’Italia. Su com’eravamo”, spiega il cineasta. Nell’ambito delle celebrazioni per i 40 anni del “Centro Alfredo Rampi”, si è svolta l’anteprima all’Auditorium Conciliazione. E’ stato presentato il primo episodio di “Alfredino-Una storia italiana”. La miniserie debutterà in due appuntamenti il 21 e 28 giugno su Sky Cinema e in streaming su Now. Nel cast Anna Foglietta nel ruolo di Franca Rampi. Madre di Alfredino (interpretato da Kim Cherubini). Francesco Acquaroli. Massimo Dapporto. Nei panni dl presidente della Repubblica, Sandro Pertini.Alfredino

Ritorno alle basi

“Tornare a quei fatti- aggiunge Pontecorvo all’Ansa– mi ha permesso di capirli molto meglio. Anche perché siamo andati a fondo. Abbiamo studiato molto prima di girare”. La serie “cerca di raccontare anche il risvolto positivo che c’è stato alla fine di quella tragica storica“. Con un epilogo che “nessuno avrebbe voluto vedere”, aggiunge Anna Foglietta. Da quella scomparsa, di un “bambino meraviglioso“, si sono gettate le basi per la costruzione del “Centro Alfredo Rampi“. Nato nel 1981. Poche settimane dopo i fatti. Per promuovere la prevenzione dal rischio ambientale. E un miglioramento del soccorso, tecnico e psicologico, nelle emergenze. Dall’incidente di Vermicino, è nata soprattutto la Protezione Civile. Quello di Franca Rampi, precisa Anna Foglietta, “è stato forse il ruolo più difficile della mia vita. La cosa importante era restituire la grandissima dignità di questa donna straordinaria. Senza dare una morbosità al racconto. Anche per fare definitivamente chiarezza sulla vicenda”.

Dopo la tragedia

“Dopo tanti no ad altri produttori, abbiamo accolto positivamente la richiesta di Lotus e Sky di realizzare la fiction. Perché per la prima volta ci è stata posta nella maniera giusta. Nessun altro aveva avuto un approccio così chiaro e etico. Cioè l’intenzione di raccontare il fatto tragico. Ma anche ciò che è successo dopo”, spiega lo psicanalista Daniele Biondo. Del direttivo del Centro Alfredo Rampi. Nato per volontà di Franca Rampi. Che ne è presidente onoraria. E riconosciuto dal Dipartimento nazionale di Protezione Civile. Dalla Regione Lazio. E da Roma Capitale. Prosegue Biondo: “La nostra linea di rifiuto era stata sempre motivata da un timore. Quello che si volessero spettacolarizzare avvenimenti così dolorosi. Ma abbiamo capito che raccontarli nella maniera giusta avrebbe permesso al Paese di elaborare quel trauma collettivo vissuto allora”. Non si è voluto “indugiare sulla tragedia. Ma mostrare la parte di generosità e solidarietà sociale che quegli avvenimenti hanno portato”, spiega la produttrice Antonella d’Errico-. Tutti insieme abbiamo condiviso il carico morale ed emotivo di questo racconto. Una storia di tenacia. Abnegazione. E altruismo. Da trasmettere alle nuove generazioni. Speriamo che arrivi a chi guarda la miniserie il profondo rispetto che abbiamo messo in questa storia per raccontarla”.

Psicologi delle emergenze

Tra gli ospiti all’anteprima anche tanti volontari del Centro Rampi. Tra i quali l’associazione Psicologi delle emergenze Alfredo Rampi. “E’ una delle sedi-precisa il presidente Michele Grano– che compongono la grande famiglia del Centro. Principalmente siamo attivati dalla Protezione civile. O dall’Ares 118. E ci occupiamo di tutta la parte emotiva legata alle emergenze. Dall’incidente alla grande catastrofe. E interveniamo anche nei grandi eventi”. Numerosi i servizi con il Centro, il dipartimento e il Ministero della Salute. “In questi mesi di Covid abbiamo fatto anche una lunga esperienza di supporto telefonico. Per il personale sanitario e per i pazienti”, precisa Grano.