Angelus, Francesco esorta: “Non rassegniamoci alla guerra”

Nell'Angelus domenicale, Papa Francesco invita a riflettere sul significato della parola perseveranza: "È il riflesso dell'amore di Dio nel mondo"

Papa Francesco Angelus
Foto © VaticanMedia

“Rimaniamo sempre vicini ai nostri fratelli e sorelle della martoriata Ucraina. Vicini con la preghiera e con la solidarietà concreta. La pace è possibile! Non rassegniamoci alla guerra“. Dalla finestra che affaccia su Piazza San Pietro, Papa Francesco chiude l’Angelus domenicale invitando, come sempre, a farci noi stessi promotori di pace. A non lasciare che i venti di guerra diventino abitudine, a non lasciarci assuefare da situazioni contro natura come la violenza reciproca. A maggior ragione nella Giornata Mondiale dei Poveri, dal momento che sempre i deboli figurano come vittime di conflitti, crisi economiche e giochi di potere. Un monito rammentato anche dal Vangelo odierno, il quale invita i fedeli a non lasciarsi andare al disfattismo, poiché “nella storia quasi tutto crolla: ci saranno, dice, rivoluzioni e guerre, terremoti carestie, pestilenze e persecuzioni (cfr vv. 9-17). Come a dire: non bisogna riporre troppa fiducia nelle realtà terrene: passano”.

L’Angelus di Papa Francesco

Parole sagge, ricorda Francesco, che a fronte di un apparente lascito di amarezza, hanno in realtà ben altro significato. L’intento, infatti, è “donarci un insegnamento prezioso, cioè la via di uscita da tutta questa precarietà”. Essa, spiega il Santo Padre, “sta in una parola che forse ci sorprende“, svelata da Cristo quando dice: “Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita”. Perseverare, ossia “essere molto severi” ma nel senso in cui lo chiede Gesù: “Ligi, persistenti in ciò che a Lui sta a cuore, in ciò che conta. Perché, quel che davvero conta, molte volte non coincide con ciò che attira il nostro interesse”. Quello di Cristo è un invito a “concentrarsi su ciò che resta, per evitare di dedicare la vita a costruire qualcosa che poi sarà distrutto, come quel tempio, e dimenticarsi di edificare ciò che non crolla, di edificare sulla sua parola, sull’amore, sul bene”.

Il riflesso dell’amore di Dio

La perseveranza è quindi “costruire ogni giorno il bene. È rimanere costanti nel bene, soprattutto quando la realtà attorno spinge a fare altro”. Per questo bisogna interrogarsi sullo stato della nostra perseveranza: “Sono costante oppure vivo la fede, la giustizia e la carità a seconda dei momenti?”. Se perseveriamo “non abbiamo nulla da temere, anche nelle vicende tristi e brutte della vita, nemmeno del male che vediamo attorno a noi, perché rimaniamo fondati nel bene”. La perseveranza, conclude Papa Francesco, “è il riflesso nel mondo dell’amore di Dio, perché l’amore di Dio è fedele, è perseverante, non cambia mai”.