Fateci dire le parolacce. Appello dei cineasti russi al governo

Essere o non essere. Sembra questo il dilemma nel quale si dibatte il cinema russo incerto tra il desiderio di essere fedele alla propria eredità culturale che fa ampio uso di un linguaggio osceno o la volontà di svolgere una funzione edificante mondando le pellicole del loro gergo più crudo ma anche più realistico. Un gruppo di famosi registi russi, tra cui il premio Oscar Nikita Mikhalkov e Fiodor Bondarciuk, entrambi sostenitori di Putin, hanno preso la loro posizione firmando una lettera aperta indirizzata al premier Dmitri Medvedev per modificare una legge del 2014 che proibisce le parolacce nelle opere d’arte, dal cinema al teatro.

I firmatari dell’appello affermando nella lettera che ”il divieto è inutile e impoverisce grandemente le possibilità di realizzazione artistica”, propongono come alternativa quella di vietare ai minori di 18 anni i film con linguaggio osceno.

Anche “Leviathan”, del regista Andrei Zvyagintsev, prima pellicola nella storia della Russia non sovietica a vincere un Golden Globe ed ora nella shortlist dell’Oscar, sarà colpito dalla controversa legge uscendo il 5 febbraio in Russia “purgato” delle sue parti più scurrili. La pellicola è stata osteggiata in patria dalla Chiesa ortodossa russa che sta tentando di rilanciare, con il sostegno della politica di Vladimir Putin, quei “valori tradizionali” necessari ad una rinascita spirituale che, purtroppo, trova poco riscontro nella vita quotidiana dei russi ancora divisi tra l’ateismo di marca sovietica e quello dei sogni capitalisti.