Il Papiro di Artemidoro trova una nuova casa

Il Papiro di Artemidoro – l’imponente documento attribuito al geografo antico Artemidoro di Efeso e fatto risalire alla fine del I secolo a.C. – ha un nuovo allestimento al Museo Archeologico di Torino, nel distretto museale del Polo Reale, di recente inserito tra i beni culturali di interesse nazionale. Il papiro è alto 32,5 centimetri e lungo circa due metri e mezzo, ed è diviso in molteplici pezzi a causa della cattiva conservazione che l’ha reso mutilo in molte sue parti. Il reperto contiene un testo geografico nel quale la geografia viene messa in rapporto e a confronto con la filosofia e una descrizione sulla divisione amministrativa della Spagna, ripartita nelle due province Tarraconese e Betica. La coincidenza (non perfetta) del testo relativo alla divisione amministrativa della Spagna con un frammento del geografo Artemidoro di Efeso (II-I secolo a.C.) ha indotto alcuni studiosi a ritenere che il papiro conservasse parti del testo dei Geographoumena del geografo efesino. Da qui il nome attribuitogli. Sono presenti, inoltre, una carta geografica che dovrebbe rappresentare una parte della penisola iberica nonché numerosi disegni di statue e animali reali o fantastici.

Il Papiro è stato negli anni scorsi al centro di una querelle scientifica tra diversi studiosi. Nel 2006 il filologo Luciano Canfora, dell’Università di Bari, ha dichiarato che il Papiro sarebbe un falso. La polemica, sorta in sedi scientifiche, ha riguardato non solo l’autenticità, ma anche l’origine, il significato e la provenienza. Da un lato vi sono studiosi che sostengono la tesi di un papiro dalle ‘tre vite’ – vale a dire riutilizzato più volte con fini diversi – nell’arco di tempo che va dal I al XX secolo; dall’altro, vi sono coloro che propendono per la tesi secondo cui l’autore del papiro sarebbe un temuto falsario del XIX secolo, Costantino Simonidis, esperto di imitazioni di documenti dell’antichità greca.

La Compagnia di San Paolo ha acquistato il Papiro nel 2004, su sollecitazione del ministero per i Beni e le Attività Culturali e nel 2006 lo ha presentato al pubblico per la prima volta, nella mostra ‘Le tre vite del Papiro di Artemidoro’ a Palazzo Bricherasio. Per il nuovo allestimento, che prevede anche apparati didattici multimediali, la Fondazione ha stanziato 340.000 euro (a cui se ne aggiungono altri 50.000 della Soprintendenza per i Beni Archeologici), con un impegno complessivo tra Polo Reale e Museo Egizio superiore ai 50 milioni di euro. “La Compagnia – spiega il presidente Luca Remmert – considera il Museo Archeologico un tassello fondamentale del sistema del Polo Reale e riconosce al dibattito scientifico sul Papiro un ruolo chiave per una completa comprensione di questo reperto”.

“Ancora una volta la sinergia tra pubblico e privato ha permesso di valorizzare il nostro patrimonio culturale”, sottolinea Mario Turetta, direttore regionale per i Beni Culturali del Piemonte. “Il nostro museo – aggiunge Egle Micheletto, Soprintendente per i Beni Archeologici del Piemonte e del Museo Antichità Egizie – accoglie il Papiro di Artemidoro, destinando al suo allestimento alcuni ambienti delle orangerie sabaude, a corollario della Sezione Collezioni inaugurata nel 1989, in un nuovo percorso di visita che potrà vedere esposti a breve altri materiali dell’Egitto greco-romano”.