“Vestire i nudi” e denunciare gli orchi

In ogni foto e video ci sono dei bambini, violati nella loro intimità; vessati, sfruttati, sottomessi e schiavizzati. Resi ludibrio e godimento, come oggetti erotici, per la perversione dei pedofili (amanti, non certamente innocui, dei bambini). Un godimento perverso che produce reddito per le organizzazioni che lucrano con la pedopornografia; quest’ultima, per chiarire e precisare alcuni concetti mentali, non è solo rappresentazione, ma è reale abuso perpetrato sui bambini. E’ reiterato reato attraverso la visione del materiale, cercato, richiesto, in molti casi prodotto, detenuti e divulgato. Le responsabilità di chi compie dei reati (penali e canonici) non sono “frammentate” ma connesse tra loro. E’ sempre triste e molto venire a conoscenza che in questi reati sono coinvolti non solo laici, ma anche dei sacerdoti. Rispondano nelle sedi opportune, con coscienza e il rossore della vergogna e si assumano le conseguenze di tali comportamenti.

Pedopornografia (online) è un reato (art. 600-ter comma 3 del c.p.) che consiste nel produrre, divulgare, diffondere e pubblicizzare, anche per via telematica, immagini o video ritraenti persone minorenni coinvolte in comportamenti sessualmente espliciti, concrete o simulate o qualsiasi rappresentazione degli organi sessuali a fini soprattutto sessuali; è un peccato grave oltre che un reato contro le norme canoniche. E’ reato anche la detenzione di materiale pornografico infantile allocato nella cache memory del personal computer (Cass. Pen. sez. III, 11 gennaio 2017 (dep. 3 maggio 2017), n. 20890) o nella memory dello smartphone.

Non vogliamo e non possiamo entrare nel dettaglio della fattispecie di reato, ma è recepito, almeno da chi si occupa di tutela dei minori, che la pedopornografia è reato di abuso e che deve essere contrastata a più livelli. I cittadini devono prendere più coscienza e consapevolezza che la tutela dei minori non è “laterale”, marginale ad altri reati o comportamenti illeciti. Bisogna rispettare le Leggi; il contrasto investigativo, quando è coordinato e mirato, porta a risultati significativi nello stroncare questo fenomeno.

Un fenomeno stratificato, globale, redditizio: la pedopornografia è come la mafia e i governi devono impegnarsi a contrastarla con determinazione e strategie cooperanti.

Le ultime dichiarazioni di Papa Francesco sono chiare e particolarmente allarmanti: “I gruppi responsabili della produzione di materiale pedopornografico “si comportano come mafie che si nascondono e si difendono” e “i governi dovrebbero prendere provvedimenti” contro questo fenomeno “il più presto possibile”.

Già 15 anni fa, nel dossier Fides, Occhi di orchi in Internet, fondamentale il contributo di Meter, si era denunciato di queste infiltrazioni: “di Gruppi pedo-criminali su internet spesso gestiti dalla mafia tradizionale”: “Si tratta dei siti gestiti dalla mafia e quelli commerciali, i siti militanti e i siti dei privati: Mafia & commerciali, i siti militanti, siti pseudo culturali (…) alla mafia e siti commerciali. Si assiste a una autentica esplosione dei siti commerciali, spesso gestiti dalla mafia tradizionale (…)”.

Vestire i nudi e denunciare sempre. Un appello ci è dovuto, ricordando la 6a opera di misericordia corporale: Vestire i nudi. Quando scorgiamo dei nudi di bambino abbiamo il dovere di “vestirli” offrendo o e garantendo dignità alla loro nudità e tutelandoli nell’innocenza, già deturpata dalle perversioni sessuali. Un dovere anche per chi è adulti, basti pensare allo sfruttamento della prostituzione. Non è un atto di giustizia? Non è un atto di amore? Chi non lo fa, anche denunciando, non è una omissione?