Lavinio, operaio bengalese pestato a sangue sul treno: “Ho temuto di morire”

Aggredito, rapinato e pestato a sangue da un gruppo di persone mentre riposava sul treno che, da Nettuno, lo stava riportando verso la Capitale. Una bruttissima disavventura quella capitata a un operaio di 34 anni di origini bengalesi, Alì, il quale, nella serata del 19 marzo, è stato brutalmente assalito e ridotto a una maschera di sangue da alcuni sconosciuti, datisi alla fuga subito dopo. A dare l’allarme è stato un altro passeggero del regionale che, dopo aver trovato l’uomo a terra, dolorante e con evidenti fratture al volto (i medici accerteranno poi la rottura del naso, degli zigomi e della mandibola), ha allertato le Forze dell’ordine della Polizia ferroviaria. Il 34enne, non appena giunto alla stazione di Lavinio, è stato immediatamente soccorso e trasportato all’Ospedale di Anzio, dal quale verrà poi trasferito al Sant’Eugenio, dove sarà sottoposto a intervento chirurgico. Secondo quanto riportato, dopo il pestaggio l’uomo era talmente malridotto da non riuscire, per alcune ore, nemmeno a parlare.

Le indagini

Gli inquirenti, al momento, non escludono nessuna pista, nemmeno quella a sfondo razziale. Stando a quanto riferito in seguito dalla vittima, a compiere la violenta azione sarebbero stati alcuni ragazzi che, a quanto pare, avrebbero picchiato l’operaio a scopo di rapina. Di loro non si ha per ora nessuna traccia, anche se gli investigatori stanno passando al vaglio le immagini registrate dalle telecamere di videosorveglianza, le quali sembrerebbero aver ripreso alcune persone scendere dal convoglio più o meno nell’ora dell’aggressione. A quanto sembra, non ci sarebbero testimoni oculari dell’accaduto.

L’operaio: “Erano belve”

Nel frattempo, proseguono le indagini della Polfer che, per tentare di risalire agli autori di tale brutalità gratuita, hanno anche lanciato un appello ai possibili testimoni: “Se qualcuno ha visto qualcosa parli”. A raccontare la gravità di quanto messo in atto dal branco, come riportato da “Il Messaggero”, è lo stesso Alì: “Erano delle belve, ho temuto di morire. Mi si sono avventate addosso mentre stavo riposando sul sedile. Non li avevo mai visti, la prima ad aggredirmi è stata una donna, mi ha dato un pugno in faccia”.

 

Foto: Il Tempo