Persone scomparse: il dramma di cui nessuno parla

L'intervista di Interris.it al dottor Alessandro Mauceri, Coordinatore del Tavolo Tematico 6 della Consulta del Commissario Straordinario del Governo per le persone scomparse

Purtroppo, come per molti altri problemi (si pensi alle “emergenze” ambientali o ai migranti morti in mare o ai morti sul lavoro), spesso si parla dei casi singoli. Raramente si cerca di analizzare questi fenomeni nel loro complesso. Anche quando, come nel caso delle persone scomparse, i numeri sono impressionanti. Come riportato nella XXX relazione del Commissario Straordinario del Governo per le Persone Scomparse, nel 2023, le denunce di scomparsa sono state tantissime: 29.315, molte di più dell’anno precedente quando erano state 24.369. Praticamente più di 80 denunce di scomparsa al giorno. Numeri che sono segno di un disagio generale che va ben oltre il singolo caso”. E’ quanto ha dichiarato il dottor Alessandro Mauceri, Coordinatore del Tavolo Tematico 6 della Consulta del Commissario Straordinario del Governo per le persone scomparse, intervistato da Interris.it sui dati emersi dalla XXX relazione del Commissario Straordinario del Governo per le Persone Scomparse.

L’intervista

Dott. Mauceri, rispetto allo scorso anno, le denunce di persone scomparse sono in aumento. Come comprendere e arginare questo fenomeno?

“Alla base del problema c’è la complessità del fenomeno “persone scomparse”. Si va dalle persone anziane che si perdono, magari a causa di qualche problema di salute, ai minori che scappano per fuggire a situazioni familiari divenute insopportabili o perché vittime di bullismo o di cyberbullismo. E poi ci sono le denunce di scomparsa di minori stranieri: sono in assoluto il numero maggiore. Molti di loro scappano da centri di accoglienza o da case-famiglia. Altri, però, sono minori stranieri che vivono in Italia con la propria famiglia, solo che non hanno ancora la cittadinanza italiana: anche per loro il numero delle denunce di scomparsa è altissimo. E spesso di tratta di allontanamenti volontari”.

Quasi il 75% delle denunce riguarda la scomparsa di minori: in particolare su 21.951 complessive, 4.416 sono relative a minori italiani e 17.535 a minori stranieri. Che fine fanno i minori che scompaiono?

“Forse, il dato più importante non è quello delle denunce di scomparsa ma il numero di minori scomparsi e ‘non ritrovati’. Dato che spesso si tratta di allontanamenti volontari, non sono pochi i casi di minori ritrovati che cercano di nuovo di scappare. Per comprendere le dimensioni del fenomeno, quindi, bisogna cercare un dato più rappresentativo: quello dei minori scappati e non ritrovati. Ebbene questo dato mostra un andamento diverso rispetto a quello generale: nel 2023, in assoluto, la percentuale dei ritrovamenti è leggermente maggiore rispetto all’anno precedente, ma per i minori la realtà è diversa. Rispetto al 2022, la percentuale dei minori ritrovati è diminuita. Le cause di allontanamento di molti minori (sia italiani che stranieri) sono sempre le stesse: scappano a causa di situazioni divenute per loro insostenibili o per raggiungere un amico o un congiunto all’estero. Anche molti minori stranieri (specie i minori stranieri non accompagnati) cercano di oltrepassare la frontiera, magari in cerca di un lavoro che permetta loro di mandare qualche soldo a casa. Purtroppo per tutti i minori scomparsi, sia italiani che stranieri, si tratta di una decisione che mette seriamente a rischio il loro futuro e la loro sicurezza”.

È ancora possibile considerare il fenomeno delle persone scomparse come casi “eccezionali”?

“Assolutamente no. A confermarlo sono i numeri: un evento è eccezionale se è limitato dal punto di vista geografico o dal punto di vista temporale. In questi casi, invece, ormai sono anni che le Relazioni dell’Ufficio del Commissario Straordinario del Governo per le Persone Scomparse presentano numeri che mostrano l’esistenza di un disagio ampio e complesso. Interessante l’evoluzione storica del fenomeno: fino all’inizio del 2000 le denunce di scomparsa di minori (sia italiani che stranieri) sono state pressoché uguali, anno dopo anno. Da quell’anno è iniziato un trend crescente che non si è mai più arrestato (salvo che nel periodo della pandemia, per ovvi motivi). E questo sia per i minori italiani che per i minori stranieri (solo in parte l’aumento degli arrivi di MSNA può spiegare l’aumento delle denunce di scomparsa)”.

A quali riflessioni ci “obbliga” il problema delle persone scomparse?

“La prima riflessione non può non riguardare i minori: come si diceva, rappresentano quasi il 75% delle denunce di scomparsa. Il primo pensiero che viene in mente leggendo i numeri dei minori scomparsi è che siamo di fronte al fallimento di diversi “sistemi”. Il fallimento della lotta a fenomeni come bullismo o cyberbullismo. Il fallimento dell’accoglienza dei minori in sistemi come case-famiglia o CAS o SAI. Il fallimento nel comprendere i pericoli che derivano da fenomeni di violenza domestica (sia assistita che subita) che sono più frequenti di quanto si possa immaginare. E quindi una crisi dei rapporti genitori-figli. Ma soprattutto il fallimento del sistema di ascolto dei minori: ogni anno, il numero sempre più elevato di denunce di scomparsa di minori dimostra che, in barba al disposto dell’art.12 della Convenzione dei Diritti del Fanciullo (l’articolo 12 della Convenzione ONU sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza sancisce il diritto di tutti i minori ad essere ascoltati e a poter partecipare alle decisioni che li riguardano), non siamo stati in grado di ‘ascoltare’ la richiesta di aiuto di decine di migliaia di adolescenti, di non comprendere i problemi che affliggono molti di questi ragazzi e ragazze, la nostra incapacità di leggere i segnali, di capire in anticipo che alcuni problemi potevano portarli a prendere decisioni drastiche come quella di lasciare tutto. E diventare ‘minori scomparsi’”.