Pavia, smantellata banda di narcotrafficanti legata alla ‘ndrangheta

I carichi di droga destinati alle piazze italiane, una volta venduti, avrebbero garantito alla 'ndrangheta circa 5 milioni di euro

Un’organizzazione criminale di narcotrafficanti, collegata alla ‘ndrangheta, è stata smantellata oggi – 27 aprile – dalla guardia di finanza di Pavia: 15 gli arrestati – di cui 4 ai domiciliari – e 50 i chili di droga sequestrati su disposizione del Gip del Tribunale di Milano.

Gli arresti sono stati eseguiti nell’area metropolitana di Milano e nelle province di Pavia, Monza Brianza e Roma da circa ottanta finanzieri della Guardia di Finanza di Pavia, con la collaborazione del Servizio centrale investigazione criminalità organizzata (Scico). L’organizzazione criminale, con collegamenti a cosche della ‘ndrangheta, era dedita all’importazione di cocaina dal Sudamerica.

Operazione Mixtus

L’operazione denominata “Mixtus” ha portato in carcere 6 peruviani e 5 italiani; per altri 4 componenti del gruppo criminale (2 peruviani e 2 italiani) sono stati disposti gli arresti domiciliari. Al momento, cinque persone, tra quelli colpiti dall’ordinanza di custodia cautelare, avrebbero lasciato il territorio nazionale e sono ricercati.

L’operazione è il culmine di un’indagine durata circa due anni e coordinata dalla Procura della Repubblica di Milano anche attraverso la cooperazione internazionale con le unità antidroga del Perù.

Il clan di ‘ndrangheta dei Molluso

La droga, partendo dal Perù, transitava per la Spagna per poi giungere in l’Italia, dove lo stupefacente risultava destinato alle cosche di ‘ndrangheta della Lombardia e della Calabria attraverso l’opera di alcuni emissari arrestati.

“La droga – si legge nel comunicato della Guardia di Finanza di Pavia – era infatti destinata anche a soggetti del clan di ‘ndrangheta Molluso, particolarmente attivo nel settore dello spaccio di sostanze stupefacenti.

I Molluso sono una ‘ndrina originaria di Platì, in provincia di Reggio Calabria. Tra il 1990 e il 1992 vennero accusati di trafficare in cocaina con la Turchia e la Colombia. Vennero arrestate 40 persone appartenenti ai Molluso, tra cui lo storico capo bastione, Francesco Molluso.

Il viaggio della droga dal Perù all’Italia

Durante l’attività investigativa, i finanzieri pavesi, monitorando tutte le fasi di importazione del narcotico, anche col supporto dei Reparti del Corpo in particolare presso gli scali aeroportuali milanesi, ove sono avvenuti alcuni dei sequestri, sono riusciti a bloccare i carichi di “polvere bianca” destinati alle piazze italiane che, una volta venduta sulle varie piazze di spaccio avrebbe garantito alle cosche un profitto di circa 5 milioni di euro.

“Per sfuggire ai controlli doganali e alla particolare abilità a fiutare lo stupefacente dei cani antidroga della Guardia di Finanza, la cocaina è stata anche occultata attraverso dei procedimenti chimici nelle copertine di libri e riviste o intrisa nei rivestimenti delle valigie al seguito dei corrieri per poi essere chimicamente estratta e raffinata in laboratori clandestini”.

I laboratori della droga

Uno di questi laboratori, scoperto dai finanzieri nel luglio 2019 mentre erano in corso le operazioni di raffinazione della cocaina, si nascondeva all’interno di una anonima autofficina nell’hinterland milanese. In occasione dell’intervento, le Fiamme Gialle avevano scoperto (e arrestato in flagranza di reato) un componente italiano dell’organizzazione che per spostarsi utilizzava l’ambulanza che guidava come volontario per conto di una onlus (estranea ai fatti). Dalle indagini è anche emerso che alcuni degli arrestati avevano richiesto e percepito anche negli ultimi mesi il reddito di cittadinanza.

Sequestrati 50 milioni di beni al clan di ‘Ndrangheta dei Farao-Marincola

Sempre nella giornata di oggi, una distinta operazione della Guardia di finanza di Cosenza, coordinata dalla Dda di Catanzaro, ha portato al sequestro di oltre 50 milioni di euro ad un imprenditore di San Giovanni in Fiore, Luigi Spadafora, di 70 anni, e ai figli Pasquale (45), Rosario (34) e Antonio (38).

I soggetti sono tutti ritenuti affiliati di spicco della cosca crotonese di ‘Ndrangheta dei Farao-Marincola. La famiglia, così come è emerso nel processo “Stige” della Dda di Catanzaro, attraverso le imprese “F.lli Spadafora S.r.l., “Spadafora Legnami S.r.l., la “Famiglia Spadafora”, “governava, in regime di monopolio ‘ndranghetistico, l’offerta di legname e derivanti dai tagli boschivi operati nel territorio silano”.