Pentecoste, il Papa: “Narcisismo, vittimismo, pessimismo sono i nemici dello Spirito”

Nell'omelia di Pentecoste, il Santo Padre ricorda l'importanza di unità, annuncio e dono: "Lo Spirito Santo vive donandosi e in questo modo ci tiene insieme"

Cielo
Foto © Vatican Media

“Lo Spirito Santo è quell’uno che mette insieme i diversi; e che la Chiesa è nata così: noi, diversi, uniti dallo Spirito Santo”. E’ un’omelia particolare quella della Solennità di Pentecoste, per il dono dell’effusione dello Spirito e, stavolta, per il tempo in cui è arrivata. Un’ora di sofferenza e di impegno, per ripartire e per tentare di riprendere il filo di una quotidianità mutilata. E Papa Francesco, nel ricordare quanto l’azione dello Spirito riesca a rendere ognuno di noi parte di un unico grande dono, invita a guardare agli Apostoli. Tra loro “ci sono provenienze e contesti sociali diversi, nomi ebraici e nomi greci, caratteri miti e altri focosi, visioni e sensibilità differenti. Tutti erano differenti. Gesù non li aveva cambiati, non li aveva uniformati facendone dei modellini in serie. No. Aveva lasciato le loro diversità e ora li unisce ungendoli di Spirito Santo”.

Pentecoste, i tre pilastri dello Spirito

Unione, annuncio e dono: i tre contesti attorno ai quali si dirama la riflessione del Santo Padre, che parla della prima parola come portata dall’unzione. Anche tra noi ci sono diversità, ricorda il Pontefice, “ma la tentazione è sempre quella di difendere a spada tratta le proprie idee, credendole buone per tutti, e andando d’accordo solo con chi la pensa come noi. E questa è una brutta tentazione che divide”, una fede che diventa “a nostra immagine, non è quello che vuole lo Spirito”. Ciò che ci unisce, in realtà, è proprio lo Spirito Santo, il quale “ci ricorda che anzitutto siamo figli amati di Dio; tutti uguali, in questo, e tutti diversi”. Il mondo, è il monito del Papa, “ci vede di destra e di sinistra, con questa ideologia, con quell’altra; lo Spirito ci vede del Padre e di Gesù. Il mondo vede conservatori e progressisti; lo Spirito vede figli di Dio. Lo sguardo mondano vede strutture da rendere più efficienti; lo sguardo spirituale vede fratelli e sorelle mendicanti di misericordia”.

La malattia del nido

Ed ecco sopraggiungere l’opera dell’annuncio: gli Apostoli non preparano una strategia o “un piano pastorale”. Lo Spirito “non vuole che il ricordo del Maestro sia coltivato in gruppi chiusi, in cenacoli dove si prende gusto a ‘fare il nido’“. Anzi, avverte Papa Francesco, “questa è una brutta malattia che può venire alla Chiesa: la Chiesa non comunità, non famiglia, non madre, ma nido”. Nel mondo, ricorda Bergoglio, “senza un assetto compatto e una strategia calcolata si va a rotoli. Nella Chiesa, invece, lo Spirito garantisce l’unità a chi annuncia. E gli Apostoli vanno: impreparati, si mettono in gioco, escono. Un solo desiderio li anima: donare quello che hanno ricevuto“.

Memoria vivente della Chiesa

A questo si lega il concetto del dono, “il segreto dell’unità della Chiesa, il segreto dello Spirito”. Questo perché, spiega il Santo Padre, “Egli è dono, vive donandosi e in questo modo ci tiene insieme, facendoci partecipi dello stesso dono”. E questo è importante “perché da come intendiamo Dio dipende il nostro modo di essere credenti. Se abbiamo in mente un Dio che prende, che si impone, anche noi vorremo prendere e imporci: occupare spazi, reclamare rilevanza, cercare potere. Ma se abbiamo nel cuore Dio che è dono, tutto cambia“. Lo Spirito, “memoria vivente della Chiesa, ci ricorda che siamo nati da un dono e che cresciamo donandoci; non conservandoci, ma donandoci”.

Papa Francesco durante la Messa di Pentecoste – Foto © Vatican Media

I tre nemici del dono

Nella Solennità di Pentecoste, in cui i fedeli tornano a radunarsi sotto l’abbraccio del Colonnato del Bernini, in attesa del suo affaccio per il Regina Coeli, Papa Francesco invita a guardarci dentro e a chiederci cosa può ostacolarci nel donarci: “Ci sono, diciamo, tre nemici del dono, i principali: il narcisismo, il vittimismo e il pessimismo“. Il narcisismo, che ci spinge a idolatrare noi stessi e a ignorare il bisogno dell’altro, focalizzandoci su noi stessi; il vittimismo, che chiude il suo cuore chiedendosi: “Perché gli altri non si donano a me?”; il pessimismo, che “se la prende col mondo, ma resta inerte”. Comportamenti dannosi, che ostacolano il ritorno della speranza: “Ci troviamo nella carestia della speranza e abbiamo bisogno di apprezzare il dono della vita, il dono che ciascuno di noi è. Perciò abbiamo bisogno dello Spirito Santo, dono di Dio che ci guarisce dal narcisismo, dal vittimismo e dal pessimismo, ci guarisce dallo specchio, dalle lamentele e dal buio”.