Strage di Bologna, ergastolo all'ex Nar Cavallini

Sei ore e mezza di camera di consiglio poi la sentenza, letta dai giudici della Corte di assise, che decreta l'ergastolo per l'ex Nar Gilberto Cavallini, indicato come colui che fornì agli esecutori materiali della Strage di Bologna un appoggio provvisorio in città, documenti falsi e anche l'automobile per recarsi nel capoluogo emiliano. Una sentenza che va ad aggiungersi a quelle dei suoi ex compagni dei Nuclei armati rivoluzionari, i coniugi Francesca Mambro e Giuseppe Valerio “Giusva” Fioravanti e Luigi Ciavardini, tutti condannati in via definitiva (i primi due nel 1995, l'ultimo nel 2007) con l'accusa di essere gli esecutori materiali dell'attentato che, quel sabato mattina, spezzò la vita di 85 persone e provocò 200 feriti fra coloro che, in quel momento, affollavano la sala d'aspetto della stazione ferroviaria cittadina, particolarmente gremita in quel caldo 2 agosto del 1980. In mattinata, lo stesso Cavallini aveva rilasciato dichiarazioni spontanee, professandosi ancora una volta estraneo alla strage: “Ribadisco il concetto espresso da Francesca Mambro davanti a una Corte di assise, molti anni fa. Non siamo noi che dobbiamo abbassare gli occhi a Bologna”.

Le dichiarazioni spontanee

Cavallini, ex terrorista e membro storico dei Nar, ripete nuovamente, al pari dei suoi ex compagni, che i Nuclei armati non furono responsabili del massacro alla stazione centrale di Bologna, spiegando di essere “pentito di quello che ho fatto, di quello che non ho fatto non mi posso pentire. Dico anche a nome dei miei compagni di gruppo che non abbiamo da chiedere perdono a nessuno per quanto successo il 2 agosto 1980”. Nelle sue dichiarazioni, inoltre, l'ex Nar ha spiegato: “Mi sono meritato gli anni trascorsi in carcere e anche quelli che dovrò ancora trascorrervi ma non accetto di dover pagare quello che non ho fatto, sia in termini carcerari sia di immagine. Tutto quello che abbiamo fatto come Nar lo abbiamo fatto alla luce del sole, a viso scoperto, rivendicando ogni azione. Ci siamo resi conto che quello che abbiamo fatto è stato inutile o comunque sbagliato”.

I familiari delle vittime: “Fatta giustizia”

I legali di Cavallini hanno fatto sapere che ricorreranno in appello ma, nel frattempo, al dossier ultradecennale sulla più grave strage degli Anni di piombo, si aggiunge un ulteriore capitolo, al termine di oltre due anni di udienze e audizioni in aula di testimoni. Una sentenza che viene accolta con soddisfazione dai familiari delle vittime (per le quali è previsto un provvisionale, variabile a seconda del grado di parentela), rappresentati dal comitato guidato dalla presidente Anna Pizzirana, la quale ha spiegato che la decisione dei giudici “non cancella gli 85 morti e i 200 feriti, ma rende giustizia a noi familiari delle vittime che abbiamo sempre avuto la costanza di insistere su questi processi”. E, in merito alle parole dei difensori di Cavallini, che avevano definito inumano condannare qualcuno dopo 40 anni, la presidente ribadisce che non lo è “perché hanno condannato anche quelli della Shoah dopo 70 anni, non vedo perché debba essere inumano. E' una giustizia che viene fatta ai familiari delle vittime, per la nostra perseveranza. E, se le carte processuali lette, rilette esaminate da questa Corte hanno stabilito così è una sentenza corretta“.