La Grande Muraglia del XXI secolo diventa una base militare nel Pacifico

Quattro scogli dimenticati nel Pacifico che affioravano con la bassa marea si sono trasformati in una struttura di cemento di 75mila metri quadri con due moli, una pista per elicotteri, una costruzione quadrata con torri ai quattro angoli che possono ospitare postazioni antiaeree o radar. Questo è quello che si vede chiaramente dal satellite. L’isola nata dal nulla si chiama Gaven Reef e si trova al centro dello Spratly, nel Mar Cinese Meridionale. In cima all’atollo diventato una base militare fortificata sventola la bandiera cinese. Gaven ha tre “sorelle”, Hughes Reef, Johnson Reef e Fiery Cross, della stessa forma e dimensioni, con le medesime installazioni militari, tutte costruite dai cinesi. Il risultato è una sorta di Grande Muraglia in mezzo alle Spratly.

L’arcipelago, rivendicato da Manila e Pechino, è conteso anche da Brunei, Malaysia, Taiwan e Vietnam. Le Filippine hanno anche portato la questione davanti a un tribunale dell’Onu chiedendo l’arbitrato internazionale, ma la Cina ha rifiutato di partecipare.

Pechino continua ad andare avanti con la politica del fatto compiuto, ma in gioco non c’è solo la rivendicazione delle isole, ma il controllo delle rotte nel Mar Cinese, dove passano approvvigionamenti vitali anche per il Sud Corea e Giappone. Metà del traffico mercantile mondiale naviga in zona; quasi un terzo del greggio e metà del gas liquido percorrono quella via oceanica; i fondali sono ricchi di giacimenti petroliferi e le acque sfruttate per la pesca. . E la Cina, oltre alle Spratly, scrive Santevecchi, rivendica con aggressività il 90 per cento dei 3,5 milioni di chilometri quadrati di quel mare.