Addio a Gerd Muller, re dei bomber e leggenda del Bayern

Attaccante formidabile, campione del mondo e d'Europa con la Germania Ovest. All'Azteca nel '70 fece tremare l'Italia

Gerd Muller

“Senza di lui non sarebbe stata la Partita del Secolo“. Non ha usato vie di mezzo Enrico Albertosi, intervistato dalla Gazzetta dello Sport e fra i pali della porta azzurra in quel rovente Italia-Germania del ’70. Lo Stadio Azteca inconsapevole teatro di un match destinato alla leggenda. In campo, due squadre che diedero vita forse alla prima sfida in grado davvero di incollare gli appassionati a schermi e frequenze, spiegando meglio di ogni altro episodio perché il calcio unisce e fa anche soffrire. Gerd Muller in campo c’era eccome. E con la sua doppietta rischiò di trascinare ai calci di rigore quell’epico faccia a faccia. Chissà, se si fosse deciso dal dischetto, forse, non sarebbe stato leggenda. Muller invece leggenda lo era. E da oggi, con la sua scomparsa a 75 anni, diventa mito.

Il re dei bomber

“Der Bomber”, attaccante di rara potenza, centravanti ideale per qualsiasi squadra per tutti gli anni Sessanta e Settanta. Il Bayern Monaco lo sapeva e per questo decise di tenerselo per tutta la carriera. Quindici lunghe, intense e prolifiche stagioni, condite da una valanga di gol e inframmezzate dai successi con la sua nazionale. Quella che all’epoca era la Germania Ovest, con la quale centrò Europei (1972) e Mondiali (1974), segnando in entrambe le finali. Non altissimo ma possente, fra i più forti attaccanti di tutti i tempi, con una media gol spaventosa: fra club e nazionale ne ha realizzati la bellezza di 730 in 788 partite ufficiali.

Muller, una carriera di successi

Non vinse quel Mondiale del ’70 ma non lo vinse nemmeno l’Italia. Quello stesso anno, però, arriva il Pallone d’oro, ricompensa di una stagione che, fra scudetto sfumato nella lotta col ‘Gladbach e Coppa dei Campioni salutata al primo turno, non regalò grosse soddisfazioni. Non che non ci furono. Con i bavaresi collezionerà quattro campionati, quattro Coppe di Germania, tre Coppe dei Campioni, una Coppa delle Coppe e un’Intercontinentale, oltre ad aggiudicarsi due Scarpe d’oro. Uno score da far invidia a chiunque. E chissà come sarebbe andata se, un minuto dopo la sua seconda rete, Rivera non avesse segnato il 4-3. Tutto sembra tornare al Messico ma la verità è che i protagonisti di quella sfida sono leggenda quanto la partita stessa. Specie se si chiamano Gerd Muller.