Raùl Castro scrive a Nicolas Maduro: “Hai la solidarietà di tutti i cubani”

Un vecchio alleato è l’unico a esprimere solidarietà nei confronti del regime di Nicolas Maduro. Si tratta di Raùl Castro che, in una lettera inviata al presidente venezuelano, ha sottolineato la “solidarietà militante di tutti i cubani” al collega.

“Con giubilo rivoluzionario ho appreso i risultati delle elezioni e l’insediamento dell’Assembla Costituente”, ha precisato il fratello del defunto Lìder Maximo, precisando che tale processo “rende il Venezuela un simbolo del nostro continente“. Ogni azione del terrore, ha aggiunto, “rafforza il morale del popolo, ogni aggressione lo rende più forte, ogni colpo rafforza l’unità”. Castro ha poi parlato di “sostegno popolare” dei venezuelani nei confronti della Costituente. “Sicuramente ci saranno giorni di forte lotta, di assedio internazionale – ha spiegato – ma anche di creazione e lavoro per i rivoluzionari e il popolo venezuelano, che non sarà solo e avrà ai cubani in prima fila nella solidarietà militante”.

Il tutto avviene mentre nel Paese sudamericano si inasprisce lo scontro fra regime e opposizione. Dopo che la Costituente si è proclamata al di sopra di ogni struttura dello Stato, il Parlamento, presieduto dall’antichavista, Julio Borges, si è riunita nello stesso emiciclo ribadendo di non riconoscere la legittimità della Costituente. La riunione del Parlamento ha permesso all’opposizione di manifestare la sua gratitudine ai 13 Paesi americani che hanno approvato a Lima una dichiarazione nella quale hanno respinto e dichiarato illegittima la Costituente ed espresso il loro appoggio al Legislativo. “Queste nazioni stanno seguendo la situazione in Venezuela, perché vogliono che si restauri l‘ordine democratico, e questo ci deve motivare a mantenere la pressione della piazza contro questo regime”, ha detto Borges.

Al vertice di Lima il governo di Maduro ha risposto con una riunione dell’Alleanza bolivariana dei popoli (Alba) nella quale Cuba, Bolivia, Ecuador, Nicaragua, El Salvador, Suriname e un pugno di piccole nazioni dei Caraibi hanno appoggiato il governo di Caracas. Maduro ha approfittato dell’occasione per proporre “un grande dialogo regionale“, per “restituire al nostro Paese il rispetto che gli è dovuto”, suggerendo la possibilità di un “vertice della riunificazione continentale” che la Comunità degli stati latinoamericani e dei Caraibi (Celac) potrebbe convocare nel Salvador, senza fornire ulteriori informazioni.

Nel frattempo, la pressione interna ed esterna sul governo di Maduro non si allenta. Da Washington sono state annunciate nuove sanzioni contro 8 alti dirigenti di Caracas, compreso il fratello di Hugo Chavez, Adan, mentre la Procuratrice Generale venezuelana, Luisa Ortega Diaz – estromessa dalla Costituente – ha diffuso una dichiarazione nella quale sottolinea che “è ormai chiaro che qui esiste un governo de facto, dopo un colpo di Stato contro la Costituzione”.

Nello stesso documento, Ortega Diaz ha rivelato che nelle inchieste svolte dal suo organismo sui 128 cittadini uccisi durante le manifestazioni anti-governative che si susseguono dallo scorso aprile è stato stabilito che in almeno il 25% dei casi sono implicati “organismi statali coinvolti con pesanti violazioni dei diritti umani”, ma nel 60% di questi casi i mandati di arresto non sono stati eseguiti dalle autorità competenti, militari o civili.